La penna degli Altri 16/07/2014 10:40
“Questa è per Ciro”, poi l’accoltellano
LA REPUBBLICA (R.CAPPELLI) - «Ma che ne so che è successo, mi pare una cosa pazzesca e poi glielo avevo detto a Rodolfo: non ci andare a Napoli, non ci andare. Sa, lui sta poco bene, era meglio se restava a casa, era proprio meglio se restava a casa ». Francesco Pianigiani, padre di Rodolfo, il romano 36enne accoltellato ieri intorno alle 15 alla stazione di Napoli, non si dà pace per quel figlio ferito «senza un vero perché: non è neanche romanista. Cioè, sì: è romanista, come qui da noi che si dice: te che sei? Della Lazio? E io della Roma! E poi si tira dritto, non ha nessuna importanza ». Importanza l’ha avuta invece per gli ultra del Napoli che, colto l’accento romano in quell’uomo che, come dice il padre, «sembra molto più giovane di quello che è», l’avrebbero apostrofato dicendo: «Sei di Roma, eh?, sei un romano di merda?». Ne sarebbe nato un alterco, «anche perché Rodolfo è un irrequieto, ed è uno che non si fa certo mettere i piedi in testa e che se lo provocano mica sta fermo: risponde» dice il padre. L’alterco è finito con due coltellate: una all’anca e una alla coscia sinistra. «Questa è per Ciro» avrebbero detto. Gli ultrà napoletani si sono poi dileguati in un attimo, mentre Pianigiani si sarebbe poi diretto, da solo, all’ambulanza del 118 di stanza nello scalo ferroviario del capoluogo, raccontando che gli urlavano: «Sporco romano».
L’ambulanza lo ha trasportato all’ospedale Loreto Mare in codice giallo, da cui è poi uscito, medicato e bendato, intorno alle 18. Un altro episodio di violenza, dunque, nel capoluogo campano, dopo la morte del tifoso napoletano Ciro Esposito, ferito il 3 maggio nella Capitale poco prima della finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli e poi morto il 24 giugno dopo una lunga agonia. L’8 luglio era finito in ospedale Federico Sartucci, un 25enne aiuto cuoco, accoltellato in vico Melofioccolo perché tifoso romanista. Francesco Pianigiani ha saputo del ferimento del figlio dalla Digos — che sta indagando sull’escalation di violenza negli stadi e tra le tifoserie, soprattutto tra quelle napoletane e romane — che lo ha chiamato nel pomeriggio: probabilmente per sapere se fosse un ultrà o per avere qualche altra informazione. La questura di Napoli, infatti, continua a ripetere che non c’è stata nessuna denuncia da parte di Rodolfo Pianigiani, che dopo essere stato dimesso dall’ospedale ha ripreso il treno per tornarsene a casa e «che sarà sentito appena possibile. Sono infatti ancora molti i lati oscuri della vicenda, sia sul luogo sia sulle motivazioni del ferimento» dicono gli investigatori. «Lo andrà a prendere mio fratello Paolo. Io non ce la faccio. Sono troppo anziano. E poi, che paura. Poteva davvero finire male, c’è mancato poco». «Se ci ho parlato? Sì, ci ho parlato. Mi ha detto che non si sentiva bene, che gli stava di nuovo uscendo sangue. Era andato a Napoli ad accompagnare un amico che doveva consegnare un pullman. Perché adesso lui è disoccupato. Fa dei lavoretti quando capita, ma per la sua malattia non riesce a impegnarsi più di tanto. Prima caricava la carne di notte e la portava ai macellai: ma era un lavoro massacrante. E a un certo punto non ce l’ha fatta più. Fidanzate? No, non ne ha. Si sono lasciati. Magari l’avesse. Adesso magari starebbe con lei»