La penna degli Altri 19/07/2014 11:19
Papalia a muso duro: «Io tifo per lo stadio ma quel Parnasi...»
GASPORT (A. CATAPANO) - Ricorda, rischiando di commuoversi, cosa significhi per lui Tor di Valle: «Ci ho vissuto e lavorato per trenta anni, la prima volta che entrai all’ippodromo ne avevo 4...». E proprio per questo, chiarisce subito a scanso di equivoci, «sono il primo ad augurare a Parnasi e a Pallotta di realizzare un progetto che li soddisfi, ma che sia pure largamente condiviso con la città. Il mio sogno è che a Tor di Valle possa nascere un giorno una cittadella dello sport, un Foro italico di Roma sud».
Gaetano Papalia, la sua Tor di Valle è stata per anni la dimora dell’ippica italiana. Quella di Pallotta e Parnasi dovrebbe diventare la casa della Roma e... di molto altro. Sorpreso dalle polemiche di questi giorni sul possibile squilibrio del progetto tra interesse pubblico e privato?
«Più che sorpreso, preoccupato dalle proteste di Legambiente e dalle contestazioni politiche. Non vorrei mai che la componente progettuale relativa alle opere destinate ad uffici e ad uso commerciale trascinasse con sé il progetto dello stadio che, invece, nella sua esclusiva dimensione, non incontrerebbe alcuna difficoltà organizzativa».
La pubblica utilità dell’opera è davvero inconciliabile con l’equilibrio economico finanziario?
«La legge di stabilità che regolamenta l’impiantistica sportiva non è molto chiara al riguardo, perciò fossi nel Comune affiderei ad una società di revisione il compito di verificare con una seria analisi costi benefici se il progetto sia o meno conforme. Io sono convinto che si possa trovare una soluzione».
E con la titolarità dell’area come la mettiamo? Parnasi è o no il legittimo proprietario di Tor di Valle? Lui e la Roma sono molto tranquilli...
«Se sottovalutano i rischi connessi alla procedura di fallimento della Sais sbagliano. Il contratto di compravendita di Tor di Valle (per 42 milioni di euro, ndr) è stato stipulato in un periodo in cui tutti gli atti della società fallita sono soggetti al provvedimento di revocatoria da parte del curatore fallimentare. Per scongiurare questa eventualità, che sottrarrebbe ad Eurnova e As Roma la disponibilità dell’area, Parnasi dovrà prodigarsi al massimo per non incorrere in alcun inadempimento contrattuale che, a quel punto, costringerebbe il curatore a mettere all’asta l’area e lo stesso Parnasi a parteciparvi non senza un significativo aumento delle condizioni economiche e delle garanzie contenute nel contratto revocato».
Garanzie che non hanno evitato il fallimento della sua società...
«È stato un inaccettabile esproprio, ma è chiaro che la Sais sia stata condotta al fallimento perché il tribunale non si è fidato delle capacità di pagamento e delle parziali garanzie prestate dal gruppo Parnasi. E noi ingiustamente ne abbiamo fatto le spese»