La penna degli Altri 05/07/2014 18:07
Il no di Albertini: "Impossibile governare". Gare a rischio, si andrà allo stadio 2 ore prima?
REPUBBLICA.IT (F. BIANCHI) - L'Aic (associazione italiana calciatori) più l'assoallenatori ci sperano ancora. Con loro, alcune società anche prestigiose come la Juventus. Ma Demetrio Albertini non cambia idea, almeno per ora. "Grazie, ma non mi candido", sostiene. Il suo timore non è tanto quello di non prendere i voti sufficienti per essere eletto, anzi è convinto che potrebbe anche farcela. "Ma con queste regole non si può governare. Sia che tu venga eletto con il 51%, sia con l'80%... Mi spiace, ma così non ci sto". Un esempio di quello che vuole intendere l'ex vice di Abete e presidente del Club Italia (che difende a spada tratta). Riforma della serie A e della B. A parole, tutti sono convinti che si debba fare. Si tenta quindi di scendere rispettivamente a 18 e 20 squadre: ma anche se le due Leghe trovassero un accordo (difficile al momento: ci sono contrasti forti su retrocessioni-promozioni) poi in consiglio federale, visto che resiste ancora il diritto di veto, tutto rischierebbe di fermarsi. Lo stesso per quanto riguarda ipotesi come freno all'invasione straniera, seconde squadre, rilancio vivai, eccetera eccetera. Insomma, governare così sarebbe dura (impossibile?) per chiunque: se n'è accorto Abete. Come farebbe quindi il nuovo presidente federale? Riuscirebbe forse ad imporsi un commissario straordinario? Per questo, Albertini sta alla finestra. Lusingato, certo, ma alla finestra. Alcuni grossi club (la Juve in testa) sono convinti che sia necessaria una svolta e un ex calciatore come Albertini, che ha fatto una lunga gavetta da dirigente, sia la persona giusta. Più carismatico di Tavecchio (ma basta il carisma?). D'altronde, spiegano alcuni presidenti di A: "Platini è diventato n.1 dell'Uefa, Rummegigge dell'European Club Association. Due grandi ex calciatori, come Albertini appunto". Tutto fermo quindi. Altre candidature per ora non si vedono all'orizzonte: Andrea Abodi prima deve diventare presidente della A per tentare poi la scalata. Spiega: "Qui non è una questione di età: si è vecchi a 30 anni e giovani a 70. Ci vuole rispetto. Ma ci sono anche programmi, idee, voglia di mettersi in gioco. Anche io credo che i giochi non siano chiusi". Abodi non si mette in lista: aspetta di vedere l'evoluzione. Magari fra due anni, chissà. E Maurizio Beretta, che della Lega A è il presidente, accetterebbe mai di andare in Figc? Tra Lega Calcio e banca (UniCredit) porta a casa centinaia di migliaia di euro all'anno (non voglio certo fargli i conti in tasca), mentre in Figc prenderebbe solo 36.000 euro (lordi) all'anno. Si sta cercando comunque un candidato di prestigio, meglio se anche giovane, da opporre a Carlo Tavecchio, al momento netto favorito. C'è la convinzione da molti parti che non ci sarà solo Tavecchio in corsa: ma chi? Forse uno scelto dal sindacato calciatori (Perrotta?) o un dirigente di società. Malagò vuole comunque uno che abbia un consistente appoggio da tutto il mondo del calcio, diviso come sempre alla meta. Tramonta comunque l'ipotesi-Pagnozzi: lui stesso pare molto perplesso anche se la Lega di A lo appoggerebbe. Martedì, dopo aver convocato il direttivo della Lega Dilettanti- Tavecchio scioglierà la riserva: ma di sicuro si candida (c'è tempo comunque sino al 27 luglio). Le elezioni, 11 agosto, sono ancora lontane ma si fatica, almeno per ora, a trovare una candidatura alternativa, credibile e possibilmente vincente. Anche perché le regole sono queste: lo sa bene lo stesso Tavecchio. Quando Abete gli affidò una commissione per la riforma dello statuto, Tavecchio incontrò non poche resistenze, e non se ne fece in pratica nulla. Da abile mediatore, invitò anche a cena (a base di pesce) alcuni dirigenti della Lega di A con cui aveva solidi rapporti. Ma non bastò. Così come anche Mario Macalli, al quale Abete, aveva affidato la commissione riforme campionati non approdò a nulla (tranne riformare poi la sua Lega Pro, per convinzione certo ma anche per necessità visto che i club fallivano o non si iscrivevano ai campionati...). Ora Tavecchio ha le idee chiare in merito: "Serie A a 16, B a 18, Lega Pro due gironi a 18". La serie A a 16 la vogliono anche Lotito e De Laurentiis.
Gare a rischio 3: si va allo stadio due ore prima...
Tra i vari provvedimenti allo studio del Viminale e del ministro Angelino Alfano c'è anche quello che prevede l'obbligo di entrare allo stadio due ore prima dell'inizio della partita in occasione delle gare a rischio 3. In questo caso, i cancelli sarebbero chiusi in modo da controllare meglio l'afflusso dei tifosi, consentire a forze dell'ordine e stewards di non fare entrare nello stadio fumogeni, petardi e bombe carta. Lo scorso anno sono stati impiegati 20.000 poliziotti in più rispetto alla stagione precedente: proprio quando c'è stato un taglio consistente (non ancora finito) alla spese per la sicurezza. Da risolvere anche il problema degli stewards: a volte sono sottopagati (anche 20 euro) e addestrati male. L'Osservatorio del Viminale (a proposito, quando nomineranno il nuovo direttore?) ha revocato i requisiti a 21 strutture che formano gli stewards. I motivi: sono cessati, falliti o si sono rese responsabili di inadempienze nell'attività di formazione. Da decidere ancora cosa fare sulla trasferte: probabile che vengano proibite solo quelle a rischio, e non tutte. Deciderà comunque l'organo centrale. Una decisione politica, non facile. Il Viminale ha molta fiducia soprattutto nel Daspo di gruppo, che potrebbe rompere l'omertà fra tifosi, costringendo le persone perbene, la stragrande maggioranza, a prendere le distanze dai violenti-beceri-prevaricatori-eccetera.
E adesso Abete punta ad una carica pubblica?
Lunedì scorso Giancarlo Abete, 64 anni ad agosto, ha detto: "Ho confermato al consiglio le mie dimissioni per ragioni personali, professionali e di politica sportiva che sono alla base della mia decisione, già maturata prima dei Mondiali". Che significa, "per ragioni professionali"? Forse sta pensando ad un nuovo incarico? Al momento non sembrerebbe nello sport (è membro di Giunta Coni e vicepresidente Uefa), anche se il suo sogno (pare) sia il Coni. Ma Abete, che è manager importante e conosciuto, potrebbe puntare anche ad una carica pubblica importante. Niente in conflitto d'interessi: non certo è il tipo. Ricordiamo che è stato giovane deputato della Dc.