La penna degli Altri 29/07/2014 15:27
50 sfumature di Tavecchio
ULTIMOUOMO.COM (F. PAGLIALUNGA) - Uno dice: «Ma davvero si vuol condannare Tavecchio per la frase sulle banane?». A parte che la risposta è sì e che, ad esempio, l’NBA per una cosa del genere (in una conversazione privata, addirittura) ha sospeso a vita Donald Sterling, patron dei Clippers. Basta questo e il suo eloquio a metà tra l’assessore Palmiro Cangini di Zelig e Ciriaco De Mita per far capire che, insomma, se il calcio vuol ripartire da questo qui è meglio che rimanga fermo. E se la Federcalcio dev’essere questa va bene anche chiudere. La battuta è orrida, la povertà lessicale che nella migliore delle ipotesi porta alla battuta non è da meno. Il rischio di far fare persino bella figura a Blatter (ha chiesto un’indagine), uno che in quanto a frasi orride sull’argomento non è da meno è troppo. E non serve continuare a smarcarsi dalle accuse. Però se proprio volete girare la testa da un’altra parte (come hanno fatto il primo giorno tutti i quotidiani che l’hanno liquidata come “scivolata”, salvo poi accorgersi che era troppo e parlarne ma non per presa di posizione autentica, ma poggiandosi sulle proteste del web), senza nemmeno nominare la parola razzismo, ecco altri cinquanta motivi per non eleggere Carlo Tavecchio alla presidenza della Figc.
1. Ha 71 anni. E sono troppi. Stiano governando bene, male o malissimo ora abbiamo al governo dei quarantenni e non sarebbe male che si svecchiasse anche il calcio. Se la Germania ha messo quasi dieci anni a completare un percorso, noi come possiamo guardare ai prossimi dieci anni se si parte da 71?
2. È nella LND da 27 anni. Una vita. Gente che ha da sempre avuto contatti con il potere rischia di essere solo una continuazione del potere stesso.
3. È presidente della LND da 15 anni. Può bastare. Non sarebbe un elemento di rottura e serve qualcuno che non abbia una militanza così lunga. E nemmeno abbiamo dilettanti che brillano.
4. È vicepresidente federale dal 2007. Gli anni del declino definitivo, quelli che non hanno saputo gestire nemmeno la botta di culo del Mondiale vinto.
5. Ha quasi tutto il calcio dalla sua parte. Perché non si vuole cambiare. Le società non hanno bisogno di un amico che le consoli e assecondi, ma di uno che le obblighi ai propri doveri.
6. È stato condannato a 4 mesi di reclusione per falsità in titolo di credito continuato in concorso.
7. È stato condannato a 2 mesi e 28 giorni di reclusione per evasione fiscale e dell’Iva.
8. È stato condannato a 3 mesi di reclusione per omissione di versamento di ritenute previdenziali e assicurative.
9. È stato condannato a 3 mesi di reclusione per omissione o falsità in denunce obbligatorie.
10. È stato condannato a 3 mesi di reclusione per abuso d’ufficio per violazione delle norme anti-inquinamento.
11. È stato della Democrazia Cristiana. E il pallone è moribondo e almeno non facciamolo morire democristiano.
12. È stato sindaco del suo paese per 19 anni. Praticamente è su un poltrona da quando aveva 33 anni. Proprio non ce la facciamo a trovare qualcuno che nella vita abbia anche lavorato?
13. Tra i dilettanti che lui ha governato per 15 anni, si paga per allenare e anche per giocare.
14. Pure per una questione semantica non si può chiedere qualcosa di nuovo a uno che si chiama Tavecchio.
15. Dicendo «alla partita della Nazionale mando Rivera in panchina» ha mancato di rispetto alla Nazionale e a Rivera. Proprio la Nazionale dovrebbe essere una cosa seria, il culmine del movimento. Infatti l’ultima ha fatto schifo e la nuova non può partire da una battuta.
16. È un burocrate. E non ne servono di nuovi.
17. È interista. Non per la squadra, ma perché nemmeno nasconde una preferenza. Non esiste gente di calcio super partes, ma già viviamo pieni di sospetti, con un po’ di arroganza in meno si può evitare di dire la propria squadra del cuore come fosse qualificante.
18. Lo sostiene Franco Carraro. Non c’è altro da aggiungere.
19. Dice che Barbara Berlusconi dovrebbe andare alla Federcalcio femminile. Non per Barbara stessa, ma per l’affermazione cafona, per la chiusura mentale, per una frase che pure somiglia a quella della banana. Solo un pochino meno.
20. Quando parla non lo capisco.
21. Optì Pobà non esiste.
22. Lo appoggia Macalli. Praticamente non è una Federazione nuova, ma Jurassic Park.
23. I calciatori non hanno pedigree. Quelli sono i cani.
24. Uno dei suoi principali sponsor è Galliani, che non riesce a tenersi tutto il Milan e dovrebbe tenere in mano la Federazione.
25. Uno dei suoi principali sponsor è Lotito, che se esporta il suo modello Lazio ci ha fregati (e nel frattempo sta già ponendo i suoi paletti).
26. Liquida troppe cose con battute. E di settantenni che fanno battute siamo pieni.
27. Se la cava con un “sono stato frainteso”. E di settantenni fraintesi siamo pieni.
28. Dice che fa volontariato in Africa e io non ho ancora capito quanti cazzo sono gli italiani di potere che fanno volontariato in Africa.
29. Non ha ancora capito se Godin ha segnato di testa o di spalla.
30. Ha pregato Abete perché restasse, invece di cacciarlo. E non dopo i Mondiali, ma prima.
31. L’unica idea che ha per contrastare la violenza è nuove misure e pene più severe. Non sentivamo il bisogno di un altro poliziotto in borghese, ma di qualcuno che promuovesse un modo per evitare le pene.
32. Se la sua frase fosse stata un coro avrebbero chiuso lo stadio, nel calcio folle che ha contribuito a creare.
33. Vuole gli stadi senza barriere e forse non ha visto gli stadi dove giocano i suoi dilettanti, alcuni pericolosi non per la gente che ci va, ma per le strutture.
34. Ci sta facendo piacere Albertini. Che non è forse nemmeno quello che ci voleva (anche perché era vicepresidente di questa Figc), ma è l’unico strumento per contrastare l’avanzata del vecchiume.
35. Lo ha difeso Pescante. E si accatastano gli elefanti.
36. Non ha capito un cazzo del calcio inglese e, soprattutto, doveva parlare della Germania. Forse. Di quella nazione che sull’integrazione nello sport è avanti. E vince.
37. Lo vota Preziosi. Cercate pure il curriculum di Preziosi.
38. Nella sua LND l’omologazione dei campi sintetici può essere fatta solo da un’azienda, di cui è socio il figlio del presidente della commissione campi in erba artificiale della LND. Quando lo hanno beccato, non ha mai risposto in modo convincente. Forse perché non esiste un modo convincente di rispondere.
39. Uno che conosce lo sport dovrebbe sapere che mangiare banane aiuta a prevenire i crampi. Ci sta facendo rimpiangere Abete.
40. Ve lo immaginate nelle interviste durante l’intervallo delle partite della Nazionale?
41. Dice di sentirsi un maiale che va al macello quando supera i tornelli di San Siro e ancora mi sto chiedendo cosa vuol dire.
42. Si vanta dei risultati economici della LND, ma di talenti se ne sono visti pochi. Magari il bilancio sta meglio, ma parliamo di pallone, quindi di possibilità di vedere chi sa giocare, non chi sa far solo quadrare i conti.
43. Ha imposto tra i dilettanti l’obbligo dei giovani in campo, mortificando i giovani e il campo. Se non ci credete, vi invito alla prossima partita del Taranto.
44. È favorevole alle multiproprietà dei club, meccanismo spesso utile solo a truccare bilanci. Poi se comincia dicendo no alla squadre B e sì alle multiproprietà, che guarda il caso sono argomento caro al patron di Lazio e Salernitana (Lotito, ovviamente) è già tutto abbastanza chiaro.
45. Lo applaude Matarrese. Sì, proprio quel Matarrese lì: era in prima fila, l’altro giorno.
46. Sulla tessera del tifoso ha detto: «Ormai la tessera l’abbiamo anche per andare alla toilette» e io non ho capito il senso. E non ho mai visto una toilette con la tessera.
47. Ha detto che serve un c.t. che duri 2-3 anni. E i Mondiali sono tra 4. Almeno far bene i conti.
48. Non si è mai reso conto che i suoi dilettanti vengono pagati da professionisti. A nero. Oppure ha chiuso un occhio. Che è peggio. Quindi dipinge un mondo ignorando il sommerso, di cui si sa invece molto di più.
49. Non eravamo così impazienti di fare l’ennesima figura di merda con la stampa internazionale. Già sono bastate le partite di Prandelli.
50. Perché sono sempre, comunque e per vocazione, all’opposizione.