}

La penna degli Altri 04/06/2014 11:03

Qatar, Platini e Sarkozy: così la Francia appoggiò il Mondiale degli emiri

PLATINI BUONA

CORSERA (F. CAVALERA) - Gli inglesi non mollano la presa e alzano il tiro. Proprio non digeriscono (e hanno perfettamente ragione) che i Mondiali di calcio del 2022 siano finiti sulle dune del ricchissimo Qatar grazie a una capillare distribuzione di tangenti. Ne hanno le prove. Adesso si tratta di capire chi, oltre ai pesci piccoli, abbia lavorato ai piani alti per dirottare l’evento nell’emirato. Il nome che il Daily Telegraph ha sparato ieri in prima pagina è quello di Michel Platini che è il numero uno dell’Uefa. Intendiamoci e sgomberiamo subito il campo da possibili equivoci: monsieur Platini è pulito-pulito, soldi non ne ha presi. Però, sostiene il Daily Telegraph, la voce dei conservatori, che l’ex Pallone d’oro un ruolo l’ha avuto. E naturalmente tutto a favore del Qatar.

È una tesi che Platini respinge, ma i documenti cantano e rivelano che le manovre per assegnare i Mondiali del 2022 hanno avuto, come del resto sempre avviene, una forte impronta politica più che sportiva. In buona sostanza: la Francia ha spinto per regalare l’evento proprio al Qatar ed è stata compartecipe nel network di nazioni che per motivi extracalcistici (petrolio e gas, poi tangenti) hanno parteggiato per la soluzione araba. Agli atti ecco una sequenza di incontri fra pezzi da novanta. Michel Platini, rivela il Daily Telegraph, ha visto più volte Bin Hammam, il burattinaio che ha consegnato 5 milioni di dollari in bustarelle. «L’avrò incrociato fra le 30 e le 50 volte», ammette il presidente Uefa, ma semplicemente perché era uno dei vicepresidenti della Fifa, ragioni di lavoro. Ed è scontato.

Ma, insiste il quotidiano londinese, c’è qualcosa che non quadra. Solleva sospetti una circostanza: il 28 novembre del 2010 Platini è a Parigi per una colazione con Bin Hammam. «È vero, insisteva per la mia candidatura alla presidenza Fifa contro Blatter», spiega «le Roi». Manovre per le poltrone del calcio mondiale e niente di più. Solo che, racconta il Daily Telegraph, dopo il cappuccino del mattino, lo stesso Platini vola a sera all’Eliseo, dal presidente di allora Nicolas Sarkozy. E nel palazzo presidenziale («con mia enorme sorpresa») assieme a Sarkozy chi c’è? Coincidenza vuole che il meeting sia allargato («a mia insaputa », puntualizza Platini) a uno dei figli dell’emiro del Qatar, nonché primo ministro Jassim Jaber Al Thani (nel 2013 sarà sostituito). Autunno 2010, siamo alla vigilia del voto per l’assegnazione dei Mondiali. Tutto casuale? Sul piatto ci sono e ci saranno alcune faccende, apparentemente slegate.

Primo: l’acquisizione della squadra per cui tifa il presidente Sarkozy (il Paris St. Germain) da parte della Qatar Sports Investment.

Secondo: i Mondiali del 2022 in Qatar. Terzo e in prospettiva: l’assunzione del figlio di Platini, Laurent, in una società dello Stato del Qatar che si occupa di sport, la Burrda fondata in Svizzera, ma con quartiere generale a Doha. Monsieur Platini giura che quella fu una cena di puro piacere: «Nessuno mi chiese di votare per il Qatar. Sapevano che ero indipendente».

Fatto sta che qualche settimana dopo il Qatar ottiene i Mondiali (2 dicembre 2010), il Qatar compera il Psg tanto caro a Sarkozy (maggio 2011) e, alla fine, il giovane Laurent Platini va a libro paga della Burrda del Qatar. Morale, secondo gli inglesi: la Francia (con il suo ex presidente Sarkozy in testa) ha tramato a favore del Qatar. Unendosi ai delegati di altri Paesi, comperati invece o col contante di Bin Hammam o con la promessa di generosi contratti di fornitura petrolio e gas (vedi Thailandia). Le Roi si difende con classe, come sempre. Ma Londra, che chiede una nuova votazione, gli ha servito un piatto pieno di veleno. Lo scandalo è cosa seria. Ed è affare di Stati.

Clicky