La penna degli Altri 02/06/2014 09:21
Prandelli taglia Pepito e lascia a casa Destro. A sorpresa c’è Insigne
GASPORT (L. GARLANDO) - Le decisione più sofferta e dolorosa di una vita da allenatore. Cesare Prandelli ha tagliato Pepito Rossi, l’attaccante che ha aspettato oltre lo scetticismo di tanti, con una fede paragonabile solo a quella di Bearzot in Pablito Rossi; ha tagliato l’uomo che ha posto sul piedistallo come esempio di professionalità e dedizione. Lo ha trascinato con affetto paterno, ma, al momento di scegliere, ha ascoltato il campo. Come giusto. Non è il codice etico che seleziona. L’unico modo che ha un allenatore per difendere l’onestà delle proprie scelte è ancorarle alle prestazioni. Lo sport è campo.
Non è Pepito Rossi ha recuperato nel fisico, il ginocchio è saldo, ma sabato a Londra non ha mai tirato in porta, mai puntato l’area con decisione, ha sempre cercato la giocata lontano dal cuore dell’area e dai tackle. In un paio di settimane puoi assorbire una contrattura, non scacciare dalla testa le remore di un infortunio tremendo. Col tempo Pepito ritroverà senz’altro il suo calcio spensierato, ma per «questo Pepito» il Mondiale sarebbe stata una partita troppo grande. Scelta giusta e coraggiosa, perché portarsi comunque Rossi, amato trasversalmente, avrebbe garantito la pace sociale. Napoli non sarebbe certo insorta per Insigne, come è insorta Firenze, dove vive Prandelli, per Pepito, che aveva la benedizione di Lippi. Le squadre coraggiose nascono da scelte coraggiose.
Perché Insigne Ha una logica anche il ripescaggio a sorpresa di Insigne, che ha finito la stagione in crescendo, ottimo protagonista della finale di Coppa Italia. Con Benitez ha allungato la copertura di fascia e può proporsi anche come esterno offensivo di centrocampo, oltre che come seconda punta nel raggio di Balotelli e giocoliere tra le linee. Ha orgoglio sfrontato da campioncino che divampa in notti speciali: è successo in Champions, può ripetersi in un Mondiale. Con una giocata può cambiarti la vita.
Senza torri Destro è stato superato sul traguardo come Bitossi a Gap, ma deve prendersela anche con se stesso. Prima del mese di squalifica (con codice etico) segnava a raffica ed era in vantaggio sulla concorrenza. Poi, alla richiesta di disponibilità per un ruolo di riserva, pare che non abbia risposto con esagerato entusiasmo. Un ragazzo di 23 anni non dovrebbe accettare anche un posto nel bagagliaio pur di arrivare al Mondiale? Dopo Toni e Gilardino, falciata un’altra punta centrale. E se a Balotelli viene il raffreddore? Prandelli sa bene che, se uscirà dal Mondiale dopo un assedio infruttuoso, sarà messo in croce per gli attaccanti centrali lasciati a casa. Ma la scelta è un preciso messaggio tattico: attaccheremo senza dare riferimenti, con incursori (Marchisio, Candreva...) sorretti da un centrocampo di qualità (Pirlo, Verratti, Cassano) e da fasce aggressive. Il finto centravanti potrà farlo anche Cassano. L’ultima finale mondiale la Spagna la vinse con Villa e Pedro che non sono arieti. Decise Iniesta. E comunque, avesse avuto Tevez e Llorente, Prandelli li avrebbe portati.
Fede in Paletta C’è una zona d’ombra in difesa: l’affannato Paletta è stato preferito a Ranocchia in buona forma. Evidentemente Prandelli ha guardato oltre: punta sul recupero atletico dell’italo-argentino e sulla sua tempra da Mondiale, temendo le amnesie che hanno tradito spesso Ranocchia. Maggio e Romulo pagano infortuni e calo di condizione. Anche qui il campo è stato sovrano e spietato. Con Romulo, Prandelli perde il jolly che ha sempre avuto (prima Giaccherini). Sarebbe stato lo stesso Romulo a farsi da parte, per precarietà di forma e per non rubare un posto a un compagno. Così fosse, avrebbe meritato l’azzurro che non ha mai vestito in campo. Meritato anche l’azzurro di Parolo, dopo un’ottima stagione. L’Italia è fatta, ora facciamoci un bel Mondiale.