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La penna degli Altri 11/06/2014 12:39

Pjanic, dalle lacrime alla gioia

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FRANCEFOOTBALL.FR (traduzione a cura di Danilo Gulisano e Marco Iannelli) - La redazione del noto portale francese, ha pubblicato uno speciale su . Il centrocampista della Roma e della Bosnia sarà uno dei protagonisti in Brasile con la sua nazionale.

Questo il testo dell'articolo: 

Faruk Hadzibegic abbassa lo sguardo e si dirige verso il centrocampo dello stadio Artemio Franchi di Firenze: siamo nel giugno 1990, e qualche secondo prima Sergio Goycochea ha appena parato un calcio di rigore al calciatore del Sochaux. L'Argentina di Maradona si qualifica per le semifinali, eliminando la Jugoslavia. La squadra guidata dall'allenatore bosniaco, Ivica Osim, e dal veterano, bosniaco anche lui, Safet Susic, giocò l'ultima partita della sua storia, prima che la Jugoslavia venisse rapidamente smembrata da una terribile guerra.
Qualche mese dopo, sull'altra sponta dell'Adriatico, nella piccola cittadina di Zvornik, una ragazza entra in quella che era la vecchia sede della squadra di calcio locale, chiamata Drina dal nome del piccolo fiume che separa la Bosnia dalla Serbia. Il marito della ragazza, Fahrudin , era in Lussemburgo, dove aveva trovato un accordo con un club locale, per giocare a calcio e lavorare allo stesso tempo. La richiesta di trasferimento fu respinta dal Drina, che in quel periodo giocava in terza divisione. "Era un periodo difficile", ha spiegato Fahrudin, qualche anno dopo al settimanale bosniaco Slobodna Bosna "Giocando in terza divisione, ci spostavamo in piccoli paesi attraverso lo stato. Si sentiva che sarebbe accaduto qualcosa di brutto".

Sua moglie Fatima continuava ad andare nella sede del club per cercare di convincere il presidente della squadra a far partire suo marito, per dargli la possibilità di una vita migliore. Questa volta, però, aveva tra le braccia suo figlio, ed all'ennesimo rifiuto scoppiò a piangere. Suo figlio fece lo stesso "Si era accorto che qualcosa non andava, come succede ad ogni bambino quando la madre piange" raccontava Fatima nella stessa intervista "Mio figlio non smetteva di piangere, ed il presidente cominciò a sentirsi dispiaciuto per noi. Finì per cedere e firmò i documenti per lasciar partire Fahrudin. Se non fosse stato li, probabilmente non avremmo mai lasciato il paese", aggiunge.

24 anni dopo, , centrocampista della Roma, sarà sul campo del mitico stadio Maracanã, ed affronterà l'Argentina di . Fa parte di una squadra a suo modo unica nel panorama calcistico. Una compagine che ha costruito il proprio successo sulle ceneri di un paese distrutto e diviso, la Bosnia-Herzegovina. "E' l'emozione più grande che si possa provare", disse , in lacrime davanti alle telecamere della televisione nazionale, dopo la partita contro la Lituania che aveva dato alla Bosnia il pass per i mondiali in Brasile "è per questi momenti che si gioca al calcio, esistiamo per questo!", aveva concluso.

 

Il bambino che ha salvato la sua famiglia, ormai è diventato grande
ha mosso i suoi primi passi in Lussemburgo, dove la sua famiglia si trasferì nel 1990. Pochi mesi dopo una guerra brutale scoppiò in Jugoslavia, e nella
à di Zvornik 
migliaia di bosniaci musulmani vennero uccisi o forzati all'esilio. Fahroudin sa bene di essere sfuggito ad un destino simile, insieme alla sua famiglia.
Per via dell'impossibilità di pagare una baby-sitter, il piccolo seguiva suo padre dappertutto: "
Aveva sempre il pallone tra i piedi. Anche nei viaggi tra il Lussemburgo e la Bosnia per le vacanze: scherzava e giocava a pallone durante tutto il tragitto. Ricordo un giorno che tornammo a casa la sera tardi e alle 7 di mattina fui svegliato da un forte rumore che veniva dal garage. Insieme a mio padre andai a controllare, sicuro di trovarmi davanti a dei ladri. Non era altro che che continuava ad allenarsi..ancora ed ancora"

Junior non è che un bambino, quando viene tesserato dalle giovanili del FC Metz, celebri per aver visto tra le proprie fila calciatori del calibro di Pirès, Saha o Adebayor. A 12 anni era il miglior calciatore della sua categoria e la famiglia cominciò a ricevere offerte da tutta Europa. La prima da parte del PSV Eindhoven, ma venne rifiutata perchè i genitori volevano che Mire restasse più vicino possibile. Ne furono rifiutate molte altre, ed alla fine esordì a 17 anni, in uno 0-0 contro il Paris Saint-Germain, il 18 agosto 2007. Era evidente che il Metz non fosse che un trampolino di lancio per il giovane bosniaco. I più grandi club europei facevano la fila per assicurarsene le prestazioni: , Real Madrid, Inter, Milan, , Chelsea...fino a quando nell'estate del 2008 il calciatore decise di firmare per l' Olympique Lione, pluri-campione della Ligue 1 e spesso ben piazzato in . Dopo una prima stagione d'ambientamento, diventa titolare e viene messo sotto i riflettori. Ancora adolescente, e timido, il ragazzo gioca con incostanza e, dopo numerosi infortuni, viene criticato per il fisico fragile. Allo stesso tempo, però, la sua visione di gioco e la tecnica sopraffina, ne fanno un talento dal futuro assicurato.

Per avere , però, non si sono battuti solo i club. Avendoci vissuto, ed essendo maturato tra l' Under 17 e l'Under 19 del gran ducato, avrebbe potuto vestire la maglia del Lussemburgo. Anche la Francia si è interessata a lui ed al suo passaporto, cercando di attirarlo verso i 'bleus'. Tempo perso. L'elegante centrocampista ha annunciato di voler vestire i colori solo ed unicamente della nazione in cui era nato: la Bosnia-Herzegovina. E nonostante le difficoltà ad ottenere la nazionalità bosniaca, e Fahrudin non si sono dati per vinti. Nel 2008 fa il suo esordio, sotto la guida del tecnico Miroslav Blazevic, e diviene il cocco dei tifosi. L'allenatore però gli preferisce Misimovic, convinto di non poterli schierare contemporaneamente. si accontenta così di qualche minuto giocato qui e li, durante le partite amichevoli. Ottiene un ruolo chiave solo alle porte delle qualificazioni al Mondiale 2014.

Dopo aver segnato il gol-vittoria contro il Real Madrid, tra le fila dell' OL, gioca una semifinale di perdendola contro il Bayern Monaco. L'anno dopo, si trasferisce alla Roma, diventando uno dei centrocampisti più forti della Serie A. Man mano, poi, è diventato insostituibile anche tra i "dragoni" della nazionale bosniaca, nella loro strada verso la Coppa del Mondo brasiliana. Si è evoluto, diventando un  calciatore elegante, che ama il calcio e da gioia a chiunque lo guardi giocare. Il bambino che piangendo ha salvato la sua famiglia, è cresciuto. Sotto la guida di Safet Susic, è pronto a prendersi le proprie responsabilità ed a guidare la Bosnia al successo. "Sogno questo momento da quando ero bambino, ed andai a vedere una partita della mia nazionale contro la Danimara, in un match fondamentale per le qualificazioni ad Euro 2004. Da quel giorno non ho desiderato altro che rappresentare il mio paese in un torneo di questa importanza. Ora ci siamo, e tutto è possibile!". Il Mondiale 2014 è il primo grande torneo disputato dalla Bosnia, ma non sarà di certo l'ultimo. Non con un come leader della generazione futura...

 

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