La penna degli Altri 07/05/2014 10:33
I teppisti vanno presi prima che riescano a entrare negli stadi
LIBERO (M. BELPIETRO) - È grave che un presidente del consiglio si sia fatto cogliere di sorpresa, assistendo senza fiatare alla trattativa tra camorristi e dirigenti sportivi all’Olimpico. I fatti sono noti e ieri ne ha scritto Filippo Facci. Dopo quanto accaduto allo stadio di Roma si è scatenato un dibattito sui provvedimenti per impedire che altri Genny 'a Carogna dettino legge negli stadi. Ma qui non si tratta di inventare nuove leggi,né di parlare a sproposito delle misure prese a suo tempo da Margaret Thatcher per arrestare gli hooligan. Le leggi ci sono e anche le norme equivalenti a quelle inglesi. Il divieto di recarsi allo stadio, i limiti alla vendita delle bevande alcoliche, i documenti d’identità e tutto il resto.Ciò che manca è l’applicazione della legge. Punto.Come sempre a parole le regole sono scritte, in pratica ogni volta vengono disattese. Che ci sia un tifo violento, organizzato, che ha legami stretti con le organizzazioni criminali e con le frange estremiste è noto e non c’è neppure bisogno di ripeterlo. Semmai c’è da domandarsi perché al tifo violento è concesso di continuare a esserlo. Perché dopo aver spaccato vetrine, auto, lanciato bombe carta e molotov contro la polizia, divelto pali segnaletici e distrutto servizi, a quegli ultra è ancora permesso di rimanere a piede libero.
Lo scandalo non sta nel fatto che ci siano tifosi che si comportano da vandali: lo scandalo sta nel fatto che un Paese che ha sconfitto il terrorismo non sia in grado di mettere fine al teppismo. Ogni anno si spendono milioni per pagare migliaia di poliziotti che sono costretti la domenica a partecipare a una specie diguerriglia, ma gli stessi poliziotti durante la settimana non vengono impiegati perché tutto ciò non si ripeta .Ma come, ci si vuol far credere che il brodo di cultura degli ultrà, la zona grigia che protegge i violenti e li aiuta a introdurre negli stadi ogni genere di cosa, è più ampio di quello che fiancheggiò le Br e le altre organizzazioni criminali che volevano abbattere lo Stato? Nell’epoca dei telefonini, delle videocamere ad ogni angolo di strada, in cui ogni sospiro, anche quello amoroso, viene intercettato dalle Procure, dalle Dia e da tutte le forze di polizia che controllano il Paese, ci si vuole convincere che non sia possibile ascoltare in anticipo i propositi dei violenti e impedire che siano tradotti in pratica.
Chi domenica ha sparato contro i tifosi del Napoli colpendo Ciro Esposito forse avrà anche agito da solo edi sorpresa (a proposito, visti gli esami della scientifica, ad oggi non abbiamo neanche la certezza che a esplodere i proiettili che hanno ridotto in fin di vita Ciro Esposito sia stato Daniele «Gastone»De Santis: in pratica, per dirla alla maniera dei cronisti di nera, gli inquirenti brancolano nel buio),ma normalmente si sa benissimo chi organizza le gazzarre e le guerriglie e dunque impedire che accadano è possibile. Così come è possibile evitare lo sberleffo, la sfottò teso a dimostrare che la tifoseria è più forte dello Stato e con l’aiuto della camorra può fare ciò che vuole, fermare oppure no una partita, mostrare oppure no uno slogan contro la polizia.
Come abbiamo scritto le leggi ci sono, resta da vedere se questo governo, le forze dell’ordine e la magistratura, intendono applicarle. Non èpossibile chiudere gli occhi e accettare che in una parte del Paese o che in determinati gruppi la legge non esista. Le regole valgono sul Naviglio come nei quartieri Spagnoli, per la Curva sud di San Siro come per quella del San Paolo o dell’Olimpico. Il problema qui non è scaricare sulla polizia privata il compito di garantire l’ordine dentro gli stadi. Il problema è che alla polizia dev’essere consentito di fare il proprio dovere soprattutto fuori dagli stadi, prima che teppisti e camorristi vi facciano ingresso. Prima che essere una questione di sicurezza, quello della violenza intorno al calcio è infatti un problema politico:una volta agli arresti, anche i capi ultra è difficile che possano nuocere.