La penna degli Altri 12/05/2014 12:17

Avanti Valcke, l’uomo più odiato dai brasiliani

Jerome-Valcke

CORSERA (F. MONTI) - L’uomo che più di tutti ha lavorato perché il Mondiale in Brasile diventasse realtà, dopo un’attesa di 64 anni, evitando un clamoroso trasferimento in altra sede (la Germania, ovviamente) è stato il segretario della Fifa. Jerome Valcke, nato a Parigi il 6 ottobre 1960, ex giornalista di Canal Plus (1991-2002), quattro lingue parlate in scioltezza, grande passione per i motori (e la Ferrari), braccio di Joseph Blatter dal 27 giugno 2007, è rimasto in prima linea negli ultimi tre anni, con continui viaggi nelle dodici à che ospiteranno la Coppa del Mondo, assegnata al Brasile il 30 ottobre 2007: «Ho scoperto quasi per caso che sono stato citato dai giornali brasiliani molto più di qualsiasi altro personaggio del Paese. Ma nel 63% dei casi si è parlato male di me. La maggioranza dei brasiliani mi detesta, perché c’è stata una campagna di stampa violenta contro di me. Mi sono trovato a essere l’unico che criticava il lavoro del Comitato organizzatore, non per il gusto di farlo, come spesso hanno insinuato i giornali brasiliani, ma perché c’erano ritardi, disservizi, problemi di tutti i generi. Ho semplicemente spiegato, momento dopo momento, com’era la situazione reale, senza nascondere nulla. Ho anche capito che in futuro sarà necessario cambiare metodo di lavoro, perché non esiste che sia il segretario della Fifa o la Fifa stessa a dover intervenire in quelle che dovrebbero essere le competenze dei governi».

Valcke ha ricordato anche le ragioni per le quali era stato deciso di accettare le 12 à sedi di partite, invece di fermarsi a otto e in una zona circoscritta del Brasile: «Era stato il presidente Lula a insistere su questa soluzione, spiegando che il Brasile tutto avrebbe meritato il Mondiale. Scegliendo il Brasile, abbiamo scelto un tipo di Mondiale. Sapevamo che sarebbe stato un torneo faticoso da allestire; in realtà è stato faticosissimo, come non era stato facile nemmeno organizzare la Coppa del Mondo in Sudafrica», che alla fine era stato un clamoroso successo.

Valcke è convinto che, quando verrà scelta la sede dell’edizione 2026, «si dovrà tenere conto non soltanto della volontà di un capo di Stato o di governo, ma di tutto un Paese». Con chiaro riferimento al dissenso del popolo brasiliano che poco gradisce l’idea di ospitare il Mondiale. Così Valcke ha preparato un messaggio chiaro ai tifosi: «Saranno loro ad avere i maggiori problemi; non siamo in Germania, dove nel 2006 tutto funzionava alla perfezione. La Fifa ha la responsabilità del regolare svolgimento delle 64 partite della Coppa; non è colpa nostra se i voli saranno in ritardi o se a Cuiaba, ad esempio, ci sono ancora molti lavori in à. E spero anche che il popolo brasiliano capisca che la Fifa ha lavorato a questo Mondiale insieme con il Brasile, non contro il Brasile, perché questa era la volontà di chi guida il Paese. Noi non abbiamo imposto niente, abbiamo accettato una candidatura che ci era stata presentata in totale libertà. Come segretario della Fifa non mi sento responsabile se il denaro pubblico è stato impiegato per organizzare questa Coppa. Quando è stato presentato il progetto, c’era un budget chiaro e le infrastrutture che sono state realizzate restano a disposizione di tutti». Fra un mese si comincia e tutto sarà più chiaro.