La penna degli Altri 08/04/2014 09:40

Chiesta la prova tv. Destro sul patibolo

Destro-tira-Cagliari-Roma

IL TEMPO (A. AUSTINI) - A squalificare in anticipo per il pugno sferrato all’interista Icardi ci aveva pensato Prandelli. Stavolta, con finito sul patibolo dopo la manata ad Astori, si è mosso direttamente Abete. «Sono situazioni che accadono nell’ambito del gioco - ha detto il presidente federale sull’episodio di domenica a Cagliari - e sarebbe meglio non ci fossero». Una bacchettata quantomeno intempestiva che precede la decisione del Giudice Sportivo. E rischia di condizionarla. Nonostante l’arbitro Massa abbia chiaramente valutato (anche se male) l’azione e ordinato la ripresa del gioco con una punizione in favore Cagliari, oggi Tosel potrebbe squalificare utilizzando la prova tv. I turni di stop sarebbero addirittura quattro: tre per l’eventuale «condotta violenta» da sommare alla che scatterà in ogni caso per l’ammonizione (ingiusta) subita dall’attaccante che giocava da diffidato al Sant’ Elia.

Insomma, un’altra mazzata incombe sulla Roma, che rischia di aver perso in un colpo solo per infortunio e il centravanti praticamente fino al termine della stagione. Non resta che attendere la sentenza del Giudice. Ieri, come da prassi, la procura federale gli ha segnalato via fax l’episodio passibile di prova tv. Non poteva essere altrimenti: se l’ispettore addetto a Cagliari-Roma si fosse distratto durante la partita, per vedere e rivedere l’episodio ha poi avuto a disposizione centinaia di replay commentati nei vari salotti televisivi fino a tarda notte. Dopo aver ricevuto l’input dalla procura, Tosel ha chiesto una relazione scritta all’arbitro Massa, decisiva ai fini della . A quanto pare, nella sua email inviata al giudice l’arbitro avrebbe ammesso di aver visto l’azione, ma non la manata di sul volto di Astori. In quel caso avrebbe sì «visto», ma non «valutato». Un requisito determinante ai fini dell’utilizzo della prova televisiva che non può correggere una decisione di un direttore di gara, semmai completarla qualora gli sfugga qualcosa.

La di farebbe comunque giurisprudenza. E la Roma non ci penserebbe un secondo a presentare il ricorso, sulla base dell’ultimo precedente: Frey del Chievo, fermato tre turni dal Giudice per un «calcetto» a Balotelli non sanzionato durante la gara col Milan, è stato poi prosciolto dalla Corte di Giustizia Federale che ha dichiarato «inammissibile» la prova tv dopo aver sentito l’arbitro Giacomelli. E pensare che a Trigoria, fino agli «spifferi» di ieri pomeriggio, non si erano neppure posti il problema. L’unica sentenza attesa è arrivata ed è inifluente: l’Alta Corte del Coni ha bocciato il ricorso sulla chiusura dei Distinti nella gara già giocata con l’Inter. Su i dirigenti erano stati rassicurati da Massa al termine del match: all’interno del Sant’Elia il direttore di gara ha spiegato a & Co. di aver giudicato l’azione incriminata. Poi, dopo averla rivista decine di volte in tv e, magari, ascoltato Abete, sembra aver cambiato versione.

La Roma attende il verdetto con perplessità e rabbia. L’utilizzo di due pesi e due misure è sotto gli occhi di tutti. A ogni livello. Un esempio durante l’ultimo derby: Candreva ha colpito da dietro sul volto , in una dinamica simile allo scontro -Astori, ma in quel caso si è visto un solo replay in tv e, ovviamente, non è neppure scattata la valutazione di un’eventuale . Poi, oltre al pastrocchio Frey, ci sono i casi recenti di Chiellini (piede in faccia a Mertens), Montolivo (simulazione e rigore ottenuto col Parma) e Livaja (gomitata a Garics): nessuno punito.

Almeno da Coverciano una mano si tende verso . L’attaccante non rischia di perdere la nazionale per il tanto discusso (e discutibile) codice etico visto che non sono previste convocazioni a breve. Il fatto di non aver colpito un avversario a gioco fermo come , ma in una situazione «di gioco» come dice Abete, lo scagiona. « ha fatto una cosa gravissima, per me merita un mese di stop», urla l’ex attaccante laziale Bruno Giordano, appena sostituito sulla panchina dell’Ascoli dal papà di . Ma che strana coincidenza.