La penna degli Altri 26/03/2014 08:19

Roma, dolce finale

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IL TEMPO (T. CARMELLINI) - Stavolta è Ventura a tornare a casa col tapiro sotto braccio: e bello grosso. Eppure il tecnico del Toro era riuscito ancora una volta, con il suo non gioco, a rovinare una giornata alla Roma che continua invece la sua corsa saldamente al secondo posto e stasera potrà godersi in santa pace le altre partite. Ci pensa a tempo scaduto (primo gol stagionale della Roma oltre il novantesimo minuto) a rimettere le cose a posto e mandare in orbita un Olimpico forse già rassegnato all'ennesimo pareggio contro il Torino dopo un'altra «minestrata» alla Ventura.

In tribuna a Pallotta (per lui uno striscione dalla Sud: «We want our crest back» in riferimento al nuovo logo della Roma) per poco non prende un colpo, aspettando la presentazione del nuovo stadio che andrà in scena questa mattina in Campidoglio. Ma il gol di arriva come una liberazione anche per lui e permette al numero uno giallorosso di potersi dedicare anima e corpo allo stadio del futuro: quello della Roma al quale oggi finalmente verranno tolti i veli. La partita era un film già visto con il Torino venuto a Roma per cercare di limitare i danni (ma allora Immobile e Cerci non erano due rincalzi...!?) e che resta più volte lì dietro a far melina rimediando i fischi dell'Olimpico. Le cose degne di nota, oltre al rigore quantomeno dubbio negato da Bergonzi su (che più avanti però grazierà per un intervento su Glik da cartellino arancione) sono tutte di marca giallorossa, anche se bisognerà aspettare ventotto minuti per il primo tiro in porta della serata: firmato manco a dirlo (ma il capitano giocherà un po' sottotono). va sul fondo, palla in mezzo per , velo per il capitano che chiude debole ed è facile preda di Padelli migliore dei suoi. Quattro minuti e ci prova Romagnoli da fuori, ma il sinistro del difensore giallorosso viene intercettato dal poco primo di infilarsi sotto al sette. Il Torino resta lì, continua a perder tempo ed è pericoloso solo al 34' quando Toloi, all'esordio (con inevitabile bocciatura) in giallorosso per squalificato, sbaglia la chiusura e innesca il movimento offensivo di Immobile: il diagonale è largo. Poi altro doppio miracolo di Padelli che prima nega a la gioia da distanza ravvicinata e poi si ripete sul sinistro in ribattuta di : grandissimo intervento in angolo.

Ma la Roma cresce, il gol è nell'aria e arriva in concomitanza con la prima accelerazione di Gervinho: l'ivoriano fa tutto bene e innesca verticale di (complice forse un tocco di Kurtic). Altro gol da attaccante vero del bomber giallorosso (9 gol in sole 15 partite giocate) che beffa Padelli in uscita: fa uno a zero e Roma in vantaggio prima dei due fischi di Bergonzi. Poi, come fin troppe volte visto quest'anno, la Roma si addormenta in avvio di ripresa e incassa il settimo gol stagionale nei primi dieci minuti di un secondo tempo. Stavolta c'è la firma di Immobile che segna un gran gol di quelli che metteranno nella testa di Prandelli dubbi amletici in vista del viaggio in Brasile. Ma il pareggio non ferma la Roma che resta in partita e continua a giocare, sbattendo però sul muro alzato lì dietro da Ventura fedele al suo canovaccio: catenaccio (o meglio minestra) e contropiede. È il momento dei cambi (nessuno per il Toro), mette dentro e Bastos per e Romagnoli, ma la cosa non cambia le dinamiche di una Roma che continua a perdersi negli ultimi metri. Così, prima i giallorossi salvano le penne sulla doppia occasione granata (Cerci e Glik la graziano), poi il tecnico francese fa la scelta che decide la serata: entra per Romagnoli. Ed è proprio il giovane talento di Vitinia (messo un po' in disparte in questa fase della stagione) che a tempo scadutro regala i tre punti alla «sua» Roma.

Gran palla recuperata da nell'assalto all'arma bianca degli ultimi minuti, Gervinho (ancora lui: due gol su due assist dell'ivoriano migliore dei giallorossi) coglie libero sulla destra. La botta secca gonfia la rete per il 2-1 finale che manda in orbita l'Olimpico. È il delirio, esagerato, come solo il popolo romanista sa essere: ma giusto così, anzi giustissimo. a +9 sul (aspettando le partite di oggi ma con una gara da recuperare) gongola per le sue scelte rivelatesi ancora volta vincenti e si prende un'altra rivincita sul mondo. Gervinho è la sua scommessa e non l'ha vinta, ma stravinta. Chapeau!