La penna degli Altri 19/02/2014 08:52
Roma, la folle guerra dei cori: dopo le curve chiusi i Distinti
LA REPUBBLICA (M. PINCI / F. BIANCHI) - Mezzo Olimpico guarderà Roma-Inter dal divano di casa. I soliti cori su Vesuvio e Napoli continuano a svuotare lo stadio romanista, la giostra autolesionistica degli ultrà costringe il giudice sportivo Tosel a chiudere, dopo le due curve giallorosse, anche i distinti Sud, mutilando le presenze nell’impianto per la partita del 1 marzo, determinante per la corsa al titolo che ancora coinvolge l’undici di Garcia. E allargando, per la prima volta in Italia, la sanzione a un settore “moderato”. Per la Roma sarà la terza gara della stagione senza tifosi dopo quelle con Verona e Samp, ma non necessariamente l’ultima. Perché le frange del tifo che rigettano la norma sulla discriminazione territoriale non hanno alcuna intenzione di fermarsi e riempiono i blog con autentiche minacce: «La norma è ingiusta, siamo pronti a giocare tutto il campionato senza curve», chiedendo anche ai tifosi di altri settori di appoggiarne la “battaglia” non entrando allo stadio.
Anche per questo a rompere il muro di silenzio che sull’argomento aveva tenuto la società (limitandosi a definire “illogica” e “grottesca” l’applicazione della normativa) è sceso in campo Francesco Totti. Per dire “basta” ai cori, o almeno provare a ottenere una tregua: «Giocare con le curve vuote non è la stessa cosa, mi auguro che fino alla fine della stagione i tifosi non compromettano la possibilità di starci vicino. Ma la norma è discutibile, anche noi siamo vittime di ingiurie». Espressione diplomatica della rabbia covata dalla squadra per un comportamento che rischia di minare la stagione sportiva e ha già seccato non poco il presidente Pallotta. Perché le curve chiuse macchiano l’immagine internazionale del club, alla ricerca di sponsor per sviluppare il valore commerciale e finanziario della società, ma anche quella del calcio italiano. Che nonostante due riforme nel giro di pochi mesi non è ancora riuscito a trovare la formula adatta a fronteggiare il fenomeno.
Di cambiare in corsa però non se ne parla: la Federazione, a questo punto dell’anno, non ha intenzione di mettere mano a un testo che soltanto lo scorso 16 ottobre il consiglio federale - compresi i rappresentanti della Lega di serie A - ha votato all’unanimità. Né tantomeno di abrogare la norma a campionato avviato. Discorso rimandato a fine stagione, quando si procederà a un’analisi approfondita della norma sulla discriminazione: molti club spingeranno per cancellarla, le ipotesi al vaglio fino a oggi vertono però verso la segmentazione dei settori, per consentire la più semplice identificazione e sanzione dei responsabili: la Roma pensa già a frazionare la curva Sud in 4 mini settori. E anche Andrea Agnelli ha dato mandato di ripensare l’assetto delle gradinate dello Juventus Stadium.
Su una cosa, però, la Figc non ha intenzione di derogare: non si può cedere alla piazza e ai suoi umori. Altrimenti il rischio concreto è di replicare i fatti di Genova, dove gli ultrà hanno addirittura deciso quando giocare il derby, scenario ritenuto “drammatico” in via Allegri. In fondo gli standard internazionali impediscono di prescindere dall’applicazione della responsabilità oggettiva. Per questo, però, la Roma chiede alla Federcalcio di entrare nel merito dell’applicazione normativa, definendo i criteri di “discriminazione” e di “territorio”: perché a Trigoria non considerano “Vesuvio lavali col fuoco” una discriminazione ma un’ingiuria, e chiedono l’omologazione di quell’offesa ad altre rivolte alla capitale (“Tevere inondali tutti”) o a Milano (“Milano in fiamme”), ma mai rilevate dagli ispettori federali. Intanto la società giallorossa, su cui hanno iniziato a piovere richieste di rimborso da parte degli abbonati rimasti fuori dallo stadio, studia il ricorso per la nuova sanzione, puntando sull’origine provocatoria del coro cantato durante Roma- Samp. E contestualmente attende il verdetto dell’Alta Corte del Coni sull’impugnazione della chiusura delle due curve: giudizio atteso per martedì. In tempo per organizzare un Roma-Inter destinato in un senso o nell’altro a spaccare il tifo romanista.