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La penna degli Altri 03/02/2014 09:26

Roma, corsa annacquata

TOTTI LUCARELLI DE MARCO 2

IL TEMPO (T. CARMELLINI) - Roma-Parma: cronaca di una giornata di ordinario maltempo. Succede solo in Italia, soprattutto al centro, dove bastano tre giorni di pioggia per mandare in tilt una à: e poco importa se si tratti della Capitale. Inevitabile l’implicazione sportiva, nonostante i teloni dal Coni sul prato dell’Olimpico giovedì scorso dopo l’ennesima rizollatura. Nove minuti scarsi prima dei tre fischi di De Marco che rimanda la partita a data da destinarsi, probabilmente alle prime settimane di aprile.

Eppure Roma e Parma ci avevano provato a scendere in campo, anche se prima dell’inizio del match entrambe le squadre erano già convinte del fatto che non sarebbe stata una partita di calcio. Se i gialorossi hanno subito pressato l’arbitro per rinviare il match, alcuni giocatori del Parma sembravano più propensi a provarci. Il regolamente è chiaro, soprattutto per quanto attiene al ruolo dell’arbitro che deve avere «l’evidenza che non si possa giocare» per poter mettere a referto un rinvio ufficiale. La partita era così iniziata, ma era chiaro da subito che non si sarebbe potuto continuare per novanta minuti: quindi se De Marco ha commesso un errore, è stato quello di farla iniziare. Poi, una volta dato il fischio di inizio, i giocatori non ci hanno messo molto a capire quanto fosse alto il rischio infortuni. Ed è proprio questa la chiave di lettura dell’arbitro di Chiavari che nel suo referto ha giustificato la decisione per «salvaguardare l’incolumità dei calciatori».

I romanisti, e in testa (ma anche l’ex Cassano), in quegli otto minuti hanno più volte detto all’arbitro che non era possibile giocare. continuava a sbracciarsi e a dire al quarto uomo che quello non era calcio: impossibile proseguire su quell’acquitrino. Poi, dopo otto minuti e venti secondo di gioco o presunto tale (tra l’altro la Roma ha anche rischiato in incassare il gol beffa su un fuorigioco netto non rilevato), De Marco ha chiamato a sé i due capitani. Insieme hanno provato più volte a far rimbalzare il pallone con l’Olimpico intero che lo incitava modello-ola. Quindi la decisione di sospendere momentaneamente la gara e i consueti quindici minuti al termine dei quali la «comitiva» ci ha riprovato. Niente da fare, l’acqua sull’Olimpico continuava a cadere e il campo peggiorava a vista d’occhio, così la decisione: partita rinviata.

La Roma si ritrova così, fino ad aprile con l’«asterisco (una gara da recuperare) cosa già accaduta negli ultimi tre anni: per il caso-Sant’Elia nel 2011, l’acquazzone di Catania nel 2012 e per la neve di nel 2013. Un destino.
Ma alla squadra di va benissimo, perché avrebbe dovuto giocare cinque partite in quindici giorni (derby compreso) e si ritrova invece, senza colpo ferire, a non aver perso punti sulle inseguitrici. Il resto infatti lo hanno fatto il ko del
a Bergamo e quello della
a Cagliari. Pensare che un regalo potesse arrivare anche dalla sarebbe stato forse troppo anche per : che in molti ormai definiscono un uomo fortunato.

Ma ieri il tecnico, dopo aver sorriso per la decisione di De Marco, ha passato la serata a fare gli scongiuri non appena ha letto le dichiarazioni di Reja che ha augurato ai giallorossi un infortunio contro il . Una caduta di stile insolita per un uomo del suo stile»: ma si sa, il derby a Roma dà alla testa.

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