La penna degli Altri 10/02/2014 08:11
La Roma contro un muro
IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Quando l’arbitro Orsato fischia la fine, lampeggiano d’incanto i due tabelloni. L’Olimpico riceve quel gol che il derby non gli ha dato, per la prima volta dopo 7 anni (0 a 0 come il 29 aprile 2007, sulle due panchine Spalletti e Delio Rossi): a segnarlo è Juanito Gomez al Bentegodi, il Verona completa la rimonta sulla Juve, avanti di due reti. Di testa l’argentino imita l’ex giallorosso Toni, sua la prima rete gialloblu, e la classifica cambia ancora. Nel senso che tutto resta (torna) come era. I campioni d’Italia hanno sempre 9 punti (e 1 partita) in più della Roma che lascia lo stadio rimpiangendo quello che non è stato e che poteva essere il pomeriggio ideale: con il settimo successo di fila, contando anche i 3 in Coppa Italia, avrebbe superato la Lazio e avvicinato la capolista. Invece il terzo attacco del torneo fa cilecca. Dopo lo 0 a 0 casalingo contro il Cagliari (l’unico prima di questo) e il 3 a 0 di Torino contro i bianconeri di Conte (l’unica sconfitta stagionale), ecco che si inceppa di nuovo. Ma accade nella partita più attesa. E dominata. Nel gioco e nell’atteggiamento. Non sono bastati. Festeggiano i biancocelesti. Il punto serve per il morale e la serenità. E magari, a metà maggio, per dire che quei 2 punti hanno inciso sulla corsa scudetto.
COPIONE SCONTATO
Reja si prende quello che voleva: il pareggio. E il sesto risultato utile in campionato, 3 vittorie (due esterne) e 3 pareggi. Imbattuto, ha fermato sia la Juve che la Roma, perdendo solo contro il Napoli delle tre di testa (in Coppa Italia e di misura, al San Paolo nella notte dell’eliminazione). Garcia, invece, non ottiene quanto cercava: la vittoria. Le intenzioni della vigilia diventano nitide nel film del match. La Lazio prudente e chiusa, a volte anche all’angolo, per non incassare il kappaò e finire al tappeto; la Roma spavalda e propositiva, per conquistare campo e creare chance. Anche nel sistema di gioco scelto per il duello, i due tecnici si mostrano coerenti. Difesa a quattro per Edy, per tirare su il primo muro davanti al tridente avversario. Ma non il 4-3-3. Ecco il 4-1-4-1, con Ledesma a proteggere con classe e agonismo la linea arretrata, Candreva e soprattutto il giovane Keita a presidiare le corsie. Già, il secondo fa per un tempo il terzino su Maicon, l’ala in più della Roma. Questo per dire che partita è stata. Gonzalez e Lulic si sacrificano da intermeti, con il primo più a suo agio. Rudi, invece, scegliendo Pjanic, punta sul 4-3-3 che si espande nel 4-2-3-1, in particolare nella ripresa. Dietro Benatia e Castan non sudano contro Klose, lasciato in solitudine e quindi inoffensivo. De Sanctis resta senza lavoro per tutta la gara: il reparto è sempre più il migliore del torneo, con 11 reti prese in 22 incontri.
TRIDENTE FIACCO
La Roma crea, ma l’attacco si prende un giorno di vacanza. E’ questa la terza volta nella stagione. Steccano tutti: Gervinho, Florenzi, Totti e lo stesso Pjanic che, nel primo tempo, ha l’occasione più invitante, ancora per merito di Maicon che gli serve il tiro per il vantaggio sul destro. Bravo Gonzalez nella chiusura. Nella ripresa anche Bastos, al debutto di qualità (specialmente quando passa a sinistra), Ljajic e Destro non inquadreranno la porta. Garcia, a fine gara, chiarirà bene. Non solo gol mancati, ma anche passaggi sballati. In area e sul più bello. Bene la manovra, non la finalizzazione. Il gol, nella prima parte, lo aveva segnato Gervinho, lesto a riprendere la respinta di Berisha su fucilata di Maicon. Ma l’ivoriano parte in posizione irregolare, una ventina di centimetri oltre Biava: Orsato annulla, su segnalazione dell’assistente Cariolato, bravissimo nella chiamata.
CAMBI DISCUSSI
Sul pareggio pesano le mosse in corsa dei due allenatori. Se Garcia avrebbe dovuto far entrare prima sia Ljajic che Destro, anche perché Pjanic e Totti, i due sostituiti nel finale, erano davvero stanchi, Reja ha di fatto consegnato l’iniziativa alla Roma dopo l’intervallo, quando ha inserito Mauri, assente da quasi 9 mesi (ultima gara la finale di Coppa Italia), e ha tolto Keita. Il capitano non poteva essere in condizione e il 4-4-1-1 della ripresa, con Lulic e Candreva esterni, non risulta efficace. La Lazio usa il lancio per la spizzata di Mauri. Occasioni zero, a parte un contropiede sprecato da Onazi e interrotto dalla sentinella Torosidis. Dall’altra parte la serie degli sprechi. L’unico concreto è al Bentegodi: Juanito Gomez rallenta, al fotofinish, la Juve in fuga e con il traguardo comunque più vicino.