La penna degli Altri 20/02/2014 08:29
I miei primi cinquant’anni
IL TEMPO (A. SERAFINI) - Non amerà molto le sorprese, ma probabilmente oggi ci sarà tempo per concedersi un piccolo strappo alla regola. A Trigoria sarà festeggiato con entusiasmo il cinquantesimo compleanno di Rudi Garcia, un traguardo che il tecnico condividerà con la squadra e la dirigenza all'interno del quartier generale giallorosso. Tra un augurio generale da parte dei suoi ragazzi e una chiamata del presidente Pallotta attesa dall'America , il francese soffierà in fretta sulle cinquanta candeline prima di rituffarsi a capofitto nella preparazione alla prossima trasferta con il Bologna.
Anche se speciale, non servirà certo un compleanno per far distogliere l'attenzione su un cammino, che Garcia in primis ha avuto il merito di costruire con un'estrema attenzione ai dettagli. Il «lavoratore instancabile» arrivato dalla Francia ci ha messo poco nel conquistare una piazza fiaccata e delusa dopo il biennio di delusione registrate nel corso Luis Enrique-Zeman. Minuzioso e puntiglioso su ogni piccolo particolare legato alla cura dell'aspetto tecnico e alla costruzione di uno spogliatoio solido e compatto, nessuno avrebbe comunque potuto immaginare un impatto così fragoroso sul campionato italiano. Una figura necessaria e fortemente voluta da Walter Sabatini, che in estate puntò tutto su di lui: «Non esistono grandi allenatori, esistono grandi persone», la definizione rilasciata dal ds appena pochi giorni prima che Garcia dicesse definitivamente addio al Lille.
Oggi la società lancerà attraverso i social network ufficiali un canale dove i tifosi romanisti potranno inviare i propri messaggi d'auguri all'allenatore. I numeri stagionali della Roma (18 vittorie, 6 pareggi e soltanto 2 sconfitte) lasciano infatti poco spazio alle interpretazioni, impreziosite poi dal record iniziale di 10 vittorie consecutive conseguite nelle prime 10 giornate di campionato, che hanno riconsegnato un entusiasmo da tempo dimenticato nella parte giallorossa del Tevere.Ribattezzato da molti come «Rudinì», l'uomo che è riuscito a creare un'alchimia magica all'interno della Roma, le prime timide critiche si sono sollevate soltanto dopo la recente e cocente eliminazione con il Napoli in Coppa Italia legate più che altro alla scelta della formazione iniziale scesa al San Paolo. L'unica occasione che ha rivelato la parte più accesa e determinata del suo carattere, nascosto fino ad adesso tra i lunghi sorrisi durante le conferenze stampa e un aspetto sempre tranquillo e posato. Anche perché il cammino non è ancora terminato e l'obiettivo primario non ancora centrato.
Come spiegato ieri dal transalpino in una intervista ad un sito francese: "Per me la Champions resta un terreno da esplorare, mi sarebbe piaciuto farlo con il Lille, ma ora spero di raggiungere questo traguardo con la Roma. Partecipare a competizioni come queste è soltanto un bene». Guardando la classifica soltanto con la concentrazione di chi affronta una partita alla volta senza l'obbligo, ma con la volontà, di provare ad insidiare la Juventus capolista. Alla conquista del regalo più bello.