La penna degli Altri 09/02/2014 10:19
Garcia punge Edy: «Un allenatore deve prima educare»
GASPORT (A. PUGLIESE / M. CECCHINI) Se è vero che la vendetta è un piatto che va mangiato freddo, non sappiamo di quante portate si accontenterà Rudi Garcia. L’impressione è che, dopo aver spolverato l’antipasto galvanizzando con due messaggi forti l’universo giallorosso, adesso voglia divorare tutto il resto, annichilendo la Lazio e Reja.
Tutela Una cosa è certa: nonostante le scuse successive, l’allenatore francese non ha perdonato il collega biancoceleste per la frase di pochi giorni fa: «Non sarebbe male se nella Roma s’infortunasse qualcuno ». E allora, dopo averlo preannunciato sia ad un suo calciatore che all’ufficio stampa, Garcia ha replicato così, nonostante la risposta non fosse inerente alla domanda (gli avevano solo detto che a Reja andrebbe bene un pareggio, ndr). «Lo ha detto quello che vedrebbe di buon occhio un infortunio di un giocatore della Roma? Non dobbiamo dimenticarci mai che non siamo solo allenatori, ma anche educatori. Se un allenatore dice questa cosa pubblicamente, cosa può dire nello spogliatoio prima della partita? Di rompere una gamba, di ammazzare qualcuno? Io chiedo due cose: prima di tutto che l’arbitro Orsato sia molto attento a tutti i duelli e a tutti i contrasti, non voglio vedere un mio giocatore infortunato. E seconda cosa, la più importante: che il pubblico tifi la propria squadra e nulla di più».
Come Zeman Ma Garcia non si limita a bacchettare Reja. In ottica derby fa anche qualcosa in più, dando addirittura la sensazione che ormai sia una partita come le altre. «Abbiamo rimesso la chiesa al centro del villaggio? Basta vedere la classifica per notare che questa cosa è reale, quella dice tutto. Ciò che conta è soprattutto qualificarci per la Champions. Il derby d’andata fu differente. C’era la possibilità di andare avanti velocemente. Ora ci sono 22 partite già giocate. Per me è una partita come un’altra, per l’ambiente è differente. Il derby è sentito più dai tifosi che dai giocatori. Noi ne abbiamo tre che sono romanisti: Totti, De Rossi e Florenzi. Per loro forse è un po’ più sentito, ma dobbiamo essere al di sopra di queste cose, anche se per i tifosi è importante dare tutto e vincere». Per farlo, secondo Garcia la Roma è pronta. «Questa squadra sa fare di tutto. Sa giocare contro tutti i moduli di gioco e le maniere di giocare degli avversari, che siano schierati, che giochino in ripartenza, con pressing alto. Abbiamo tutte le chiavi per farcela». Punto e basta. La chiesa è tornata al centro del villaggio, Reja è stato messo a posto e persino questa stracittadina di ritorno è stata svalutata quanto basta per evitare possibili contraccolpi psicologici. Ma sarà davvero così? Tocca al campo rispondere. L’impressione è che valga sempre il vecchio motto: si salvi chi può.