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La penna degli Altri 09/02/2014 11:10

E Zarate avverte: «Reja c’è e si vede»

ZARATE LAZIE

GASPORT (A. LOPEDOTE) - «Sono sereno, questa è casa mia». Al Velez è davvero così per Mauro Zarate, nella pace della Villa Olimpica, il centro alle porte di Buenos Aires. «Sto bene, fisicamente e psicologicamente. E poi qui gioco con continuità».

Oggi c’è il derby, ricorda?

«Certo, uno spettacolo. Ricordo i tifosi e un massaggiatore, Federico: mi diceva tutto il tempo “c’è il derby, c’è il derby” e mi caricava. Quando si vinceva ero felicissimo anche per lui. Non è una gara come le altre, quando non vincemmo 5 derby consecutivi fu dura. Ho vissuto anche il derby di Milano, ma a Roma è un’ altra cosa».

La Roma insidierà la fino alla fine?

«I giallorossi mi hanno sorpreso, non avrei mai creduto in un campionato del genere. Le 10 vittorie consecutive sono state incredibili, ma la ha ancora qualcosa in più».

un giorno può raggiungere davvero Piola?

«Non lo so, ma sembra intramontabile, si sta gestendo molto bene. Il problema viene quando hai voglia di giocare e devi riposare».

Cosa le rimane del rapporto con la tifoseria della Lazio?

«Ho un ricordo bellissimo, il problema è stato con il presidente. Lotito ha raccontato una volta una cosa, una volta un’altra. Tornato dall’Inter volevo rimanere, in ritiro stavo bene, lui se ne era reso conto, parlandomi. Poi però ha deciso di vendermi e io gli ho detto: “Non c’è problema, ma vado dove voglio io, non dove dici tu: Turchia, Russia, Ucraina”. Lui la prese male, non so perché, ma io ho il diritto di decidere dove andare. Per 6 mesi non mi ha fatto giocare, solo 3 gare. Alla fine non sopportavo più la situazione e accettai la Dinamo Kiev, con cui trovai l’accordo in 5 minuti. Ma Lotito fece saltare tutto, chiedendo più soldi».

Con Reja sembra un’altra Lazio rispetto a Petkovic. Solo una questione tecnica o c’erano problemi nello spogliatoio?

«La mano di Reja si vede: ha riordinato la squadra, ora è più attenta alla difesa. Problemi? Non lo so. Di certo, quando c’ero io ce n’erano sempre. Si era data troppa importanza ad una persona che non era capace di fare il suo lavoro».

A chi si riferisce?

«No, meglio non dirlo. Però si sa... (e sorride)».

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