La penna degli Altri 06/01/2014 09:15

Capitombolo giallorosso

Imbattibilità interrotta alla diciottesima giornata di campionato, addio miglior difesa d’Europa, addio lotta scudetto. Il verdetto dello «Stadium» è impietoso, uguale agli anni precedenti anche se con modalità diverse.
La Roma si è presentata nella nuova casa biaconera con uno score da brividi: 11 gol a 1 il bottino in favore della nelle tre precedenti sfide tra campionato e coppa, le prime due con Luis Enrique e l’ultima con Zeman, quando si è iniziato a capire che la minestra riscaldata del boemo avrebbe avuto un cattivo sapore.
Tre i «superstiti» di quella notte da incubo in campo ieri notte: , e , mentre la ha solo l’attacco nuovo e gioca con la stessa base vincente da tre anni. ha ben poco da inventarsi, deve ancora rifinire la sua creatura: il tridentone pesante con insieme a e Gervinho è rimasta una tentazione, la scelta per presentare una Roma comunque d’attacco, dove ognuno può esprimersi nel suo ruolo, senza pensare troppo. Ma nello spartito giallorosso, a parte, sono mancati gli uomini di personalità: troppo schiacciato e fuori di testa nel finale, senza riparo nel bel mezzo della trincea guidata da Chiellini, distratto come non è mai stato finora.
 
Pronti, via e si capisce che stavolta sarà una partita quantomeno combattuta. Ti aspetti la solita partenza a razzo della , invece accade l’esatto contrario. La squadra di detta i ritmi, prende subito campo, mentre decide di aspettare e chiede ai suoi di controllare soprattutto Gervinho. La mossa specifica funziona, ma la Roma non è solo la velocità dell’ivoriano. Dall’altra parte deve badare a Tevez più che a Pirlo, su cui si alternano gli altri centrocampisti e gli attaccanti in ripiego. Compreso .
La prima grande chance non può che essere della Roma, anche se in contropiede: può darla a o Gervinho e sceglie il primo, ma Buffon gli chiude lo specchio in uscita. Un primo segnale nefasto.
Quando sembra filare tutto liscio per i giallorossi, poi ecco l’imprevisto. sente una fitta al ginocchio, la partita si interrompe, la Roma perde il ritmo ed è come se la entrasse in campo in quel momento. Avanza, conquista una «touche», prende palla Tevez in area, attrae la difesa romanista che si dimentica di Vidal: tiro sul primo pallo e bianconeri in vantaggio senza che nessuno si sia ancora sporcato la maglia.
La reazione giallorossa c’è. Con , , ma manca sempre la forza al momento decisivo per buttarla dentro. Il famoso «killer instinct», o se preferite cattiveria, quello di Vidal per intenderci.
 
La prende poco a poco coraggio, la partita si innervosisce e diventa più consona al canovaccio di . Chiellini cerca di far fuori definitivamente e se la cava col «giallo», idem Tevez e Gervinho per proteste. Se s’arrabbia pure l’ivoriano vuol dire che è proprio una notte particolare. Rizzoli potrebbe indirizzarla in modo netto dalla parte juventina ma non se la sente di dare rigore sul tocco di gomito di Dodò su cross di Lichtsteiner. Per come è finito il primo tempo, con un paio di assalti bianconeri pericolosissimi, a va bene rientrare negli spogliatoi sotto di un solo gol. Nel complesso no perché la Roma se l’è giocata davvero alla grande per oltre mezzora.
 
A inizio ripresa il colpo letale della : sulla pennellata di Pirlo è imperdonabile la dormita della difesa ( su tutti) che lascia a Bonucci il più facile dei gol.
A quel punto rischia tutto, altro non può fare. Via al , dentro per e contemporaneo avvicendamento a sinistra Dodò-. diventa così trequartista dopo un’oretta vissuta in gabbia da centravanti. Ma la Roma, ormai, non ci crede più.
 
perde Tevez e punta sulla voglia di riscatto di Vucinic. La partita scorre via senza sussulti, poi finisce in modo triste per la Roma: esce sconsolato per far posto a , tra gli insulti dello «Stadium» che ribolle d’odio. decide di raggiungerlo sotto la doccia con un fallo bruttissimo su Chiellini, probabilmente la vendetta per l’amico . Poi si sostituisce a e para sulla linea. Altro rosso, rigore e altro gol, proprio di Vucinic che esulta eccome. E aggiunge amarezza alla serata romanista iniziata in tutt’altro modo.
 
Score aggiornato allo «Stadium»: 14-Roma 1 in quattro partite, qualcosa vorrà dire. Meglio guardarsi alle spalle ora. La si è rifatta sotto a -5, il oggi può salire a -2. Il bonus iniziale delle 10 vittorie è quasi esaurito, soprattutto perché da Udine in poi (27 ottobre) la Roma non vince più in trasferta.