La penna degli Altri 05/01/2014 09:44

21 modi per dirti..."ti odio"

B,LA SERIE Ricchiuti. La tripletta di Serafini nel 3- 1 del Brescia al Rigamonti il 10 marzo 2007 (mentre noi ancora dovevamo riprenderci dalla notte di Lione). , Albinoleffe, Arezzo, Rimini. Bernacci che interrompe una serie di 45 risultati utili consecutivi segnando il gol che vale il definitivo 1-0. Solo che non gioca nel Real Madrid. Gioca nel Mantova.

CANE Nello specifico un pastore tedesco. Non uno qualsiasi, ma quello che dopo la sconfitta in casa nell’anno del secondo scudetto diede un morso a Sergio Brio

DENGERUS Aveva già dato prova del suo inglese fluente nella conferenza stampa della vigilia, ma è dopo la partita di Istanbul con il Galatasaray che dà il meglio raccontando cosa aveva detto all’arbitro alla fine del primo tempo: «Dis iss not futbol, it’s dengerus». Pericoloso per tutti meno che per Sneijder, evidentemente. Ma nell’area di rigore del Galatasaray il pantano era fatto apposta, no?

EPIGOLO Ancora una perla dagli spogliatoi dell’Ali Sami Yen. Dopo l’inglese, arriva pure l’italiano creativo.

FARMACIA Quella che era diventato lo spogliatoio della . Quella degli anni dello scandalo doping che si chiuse solo per la sopraggiunta prescrizione. La Corte di Cassazione ha infatti disposto l’annullamento della sentenza di assoluzione per Riccardo Agricola e Antonio Giraudo pronunciata dalla Corte di appello di Torino.

GAUTIERI Il gaucho. L’incolpevole protagonista di un torto arbitrale meno importante ma per certi versi ancora più macroscopico del gol di Turone. È il 1998, è la Roma di Zeman che sotto 2-1 la partita la può riprendere. Fallo gigante di Deschamps su Gautieri, lo vedono tutti, tranne l’arbitro Messina. Vergognoso!

HOTEL Questa Roma non è un albergo. Neanche nel 2014.

ISTANBUL Ma si potrebbe anche dire Galatasaray oppure Sneijder, oppure Roberto Mancini, oppure . Anzi no, non si può più dire, non è più roba per loro. 

LUCIANO MOGGI Non c’è bisogno di aggiungere altro.

MIJATOVIC Predrag che gli segnò nella finale di del 1998. Ma anche M come Magath. Felix che gli tolse quella del 1983. Oppure M come Maspero, Ricky che con una zolla gli tolse la vittoria in un derby. M come miti della antijuventinità.

NAKATA Hidetoshi. Il primo giapponese della nostra storia. Lui che la nostra storia l’ha scritta in quella notte del 2001 al Delle Alpi. Sembrava tutto finito, un castello meraviglioso che rischiava di crollare. Poi boom, all’incrocio. Boom al bersaglio grande van der Saar. E pure lui che non esultava per timidezza quella sera ha strillato un po’.

OSTILE Con la L e apostrofo davanti.

PRUZZO Il bomber. 106 urli in campionato grazie a lui. Uno oggi lo ricordiamo di più: la rovesciata al Comunale con Tacconi che tenta l’impossibile e risce solo a frantumarsi un paio di ossa sul palo.

QUATTRO ZITTI E A CASA Con la gestualità che rende mollto più delle parole stesse. Un gesto che zittisce Tudor e tutti gli juventini.

RIISE John Arne. Thunderbolt. Il lampo gialloroscio, il norvegese con la Roma sempre nel cuore. E nel nostro c’è un posto per lui che la butta dentro di testa a tempo scaduto. È vittoria, è gioia, è pura goduria.

SHHHH Dito sul naso e zitti tutti. Quell’indice sventolato da sotto gli occhi degli juventini che lo avevano preso di mira per tutta la partita non ha prezzo. Era il 2010, era il suo primo gol in casa loro. Era ed è il loro incubo.

TURONE Maurizio, al secolo Ramon. Era gol, era regolare. Punto.

ULTIMA BANDIERA Ovvero simbolo della Roma da sempre e per sempre. E loro? Loro le bandiere le mandano via, lontano, fino in Australia.

VIOLA Dino. Il primo a sfidare il potere della . "La Roma non ha mai pianto e mai non piangerà: perché piange il debole, i forti non piangono mai".

ZEMAN Il calcio deve uscire dalla farmacie.