La penna degli Altri 18/12/2013 10:14

Pazzesco, squalificata la Sud!

La Roma non ci sta, la Roma è furiosa, la Roma ha già fatto preannuncio di reclamo, anticamera del ricorso vero e proprio. Razionalizziamo. Partiamo dal dato di cronaca. A San Siro lunedì accade questo, succede che i romanisti cantano per tre volte «rossoneri carabinieri». Che per chi va in curva ha un valore spregiativo, d’accordo, ma che non c’entra nulla con qualsivoglia forma di discriminazione. A bordo campo, però, i collaboratori della Procura federale capiscono altro. Prendono nota di un coro che mai, mai, mai è stato fatto nella storia della , della Nord e di qualunque forma di tifo organizzato legato all’As Roma: «Rossoneri squadra di neri». A parte che un ultras - tanto per usare una definizione in voga nei salotti del calcio-bene - non avrebbe usato la parola «neri» ma qualcosa di etimologicamente più forte, ripetiamo: è stato gridato «rossoneri carabinieri». Agli uomini della Procura della Figc si può anche concedere l’attenuante della distanza notevolissima tra il suolo e il terzo anello, dove erano confinati i 1700 romanisti. Ma la differenza semantica va riconosciuta, altrimenti si compie una mostruosità giuridica. Ancora meglio: si commette un’ingiustizia. Non solo. C’è di più. C’è un primo punto debole della ricostruzione operata dalla Lega, per mano del suo giudice. A Trigoria sostengono che questi cori sarebbero stati ascoltati dalla di Milano e/o dalla Digos, che a loro volta li avrebbero riferiti agli ispettori della Procura. Puniti per non aver commesso il fatto. E la sentenza è stata pesantissima.

Il giudice della Lega, Gianpaolo Tosel, non ha responsabilità. Si è limitato ad applicare quello che dice il regolamento a fronte delle segnalazioni della Procura federale. Tosel riporta anche dei «buuu- verso il calciatore della soc. Milan Sig. Mario Balotelli in occasione di un calcio di punizione battuto dallo stesso fuori dall’area di rigore della squadra romanista». Sì, è vero, i buuu sono stati fatti. Ma sono i classici buuu che precedono una punizione battuta da qualsiasi calciatore avversario, a prescindere dal colore della pelle. Non si è trattato di "u" prolungati, scimmieschi, palesemente razzisti. La ragione delle due giornate di per la Sud e dell’unico turno di stop per la Nord va ricercata nella nuova normativa federale in tema di discriminazione. In sintesi, entrambe le curve erano state squalificate con la condizionale dopo i cori di . La nuova sanzione fa decadere la condizionale, dunque la precedente riprende vita e a questa si somma la nuova punizione: la Sud a porte chiuse col Catania. E c’è di peggio. Se la Roma non vincerà il ricorso già preannunciato, non potrà più giocarsi il jolly della condizionale e a ogni nuovo coro di presunta discriminazione territoriale o razziale scatterebbe sistematicamente la per almeno un turno. La Roma è pronta alla guerra. Saranno mosse una serie di contestazioni, in testa quella del soggetto che avrebbe udito i cori: se sono stati gli ispettori della Procura ok, altrimenti chissenefrega che li hanno ascoltati delle persone non deputate a farlo, che porteranno anche un distintivo ma che non sono certamente ufficiali di gara o rappresentanti federali. A Trigoria trovano poi «bizzarro» che sia stata punita la . Perché la Sud? Come è stato accertato che questi eventuali cori sono stati lanciati da abbonati di e non di Distinti o di un altro settore? Hanno verificato i nominativi? No? E allora come hanno fatto? In Lega c’è chi si difende sostenendo che in questo caso è stato applicato il principio della prevalenza. In pratica, si presume che chi vada in trasferta sia prevalentemente abbonato in Sud, e allora paga la Sud. Il ragionamento però non fila, non funziona, e non è certo colpa di un giudice se deve applicare un Codice di Giustizia Sportiva che fa acqua da tutte le parti. C’è stato un giorno che la Figc e la Lega hanno deciso di cambiare le regole dopo la veemente protesta dell’ad del Milan, Galliani. Adesso è la Roma a farsi sentire. A Trigoria pretendono di ottenere lo stesso rispetto. E i romanisti anche. Di qualunque settore.