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La penna degli Altri 02/12/2013 14:49

Il punto del lunedì - Caputi, Mura, Dotto

Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.

 

IL MESSAGGERO - M.Caputi

I minuti finali, compresi quelli del recupero, hanno caratterizzato la domenica e segnato l’attuale classifica. Questione di tempo: la si esalta, la Roma si consola mentre l’Inter si deprime. Il tempo che, da sei turni, evidenzia il cammino arrembante della squadra di , in coincidenza con le prime evidenti difficoltà di quella di . E, sempre per rimanere in tema, la netta differenza tra l’anonima prima ora di gioco e gli ultimi trenta minuti espressi dalla Roma, alla quale da troppo “tempo” gli arbitri non concedono quanto dovrebbero. Proprio per questo, già ieri, la società si è fatta sentire con i vertici arbitrali.

Risultati e prestazioni di queste quattordici giornate portano anche un’altra riflessione: l’importanza del bomber o di quello che un “tempo” era chiamato il centravanti. Chi ce l’ha se lo gode e ne trae benefici. Llorente è un valore che va oltre la rete di ieri sera, è un’arma in più rispetto agli ultimi due anni bianconeri, e può essere letale per l’esito del campionato. La Roma, in attesa di , non ha questa carta da giocarsi, cerca strade diverse, stimolanti ma impegnative. La formazione giallorossa ha ottenuto i suoi successi attraverso il gioco garantito dall’alta qualità dei suoi singoli, per questo non può permettersi mai di abbassare il tasso tecnico in campo.
Entrano e e si vede la differenza. Il il centravanti lo ha (Higuain) ma ne soffre l’astinenza, l’Inter, orfana di Milito, non ha la zampata vincente per chiudere le gare, la Lazio paga l’assenza prolungata di Klose e il Milan l’incostanza di Balotelli.

Il turno si completerà questa sera con due gare da non sottovalutare per gli equilibri del campionato. Si attendono infatti risposte concrete da , Lazio, e sul ruolo che dovranno recitare. Infine un’ultima considerazione: è un peccato che i tanti giovani in curva a Torino abbiamo voluto imitare con dei cori i cattivi esempi dei “grandi” e macchiare una gran bella iniziativa.

 

LA REPUBBLICA - G.Mura

Se la sconfitta di Firenze poteva aprire una falla, il filotto di vittorie l'ha tappata. I quattro pareggi consecutivi della Roma hanno fatto il resto. Già, la Roma, che un ariete d'area non ce l'ha, che a Bergamo s'è presentata senza un attaccante vero, che dopo un palo di Brienza ha incassato un gol evitabilissimo (papera di , tradito da un rimbalzo), che ha protestato per un mani atalantino (si son visti rigori concessi per molto meno) ma, soprattutto, che si sveglia tardi ed è già molto se ci mette una pezza. Pareggio meritato, ma resta la sensazione di un'intensità diminuita, di un velo di stanchezza, difficile dire se più mentale o fisica. Si sta parlando, va precisato, di una squadra ancora imbattuta, che sta giocando un ottimo campionato, ma che senza è più abbordabile, più prevedibile, più avara di soluzioni offensive. Anche alla sua non verde età, nel nostro torneo sempre più impoverito è il giocatore che più d'ogni altro sa cambiare il corso di una partita.

 

IL CORRIERE DELLO SPORT - G. Dotto

La domanda è una sola: quale orrenda diavoleria impedisce a qualunque arbitro da Bolzano a Calatafimi di fischiare uno stramaledetto rigore quando si tratta della Roma? Stufi, incazzati, nauseati, è dir poco! Ogni volta guardiamo tremuli l’uomo, fiduciosi che la sua manina sfoderata indichi il dischetto e ogni volta quella manina se ne sta rattrappita, ferma, ingoiata, se si muove è per estrarre tutt’al più cartellini gialli a sfavore o sganciare frenetico l’indice a mo’ di tergicristallo per dire “nulla, non è successo nulla”, fa qualunque cosa, tranne quello che dovrebbe fare. Dal colpito e affondato a Torino, al Gervinho idem a Bergamo e intercettato da tanto di mano, sempre lo stesso, osceno boccone amaro. Si chiamino Banti, Giacomelli o Damato, li vediamo ogni volta che se ne vanno e, con un’elegante piroetta, volgono le spalle, alla scena del delitto. Altro che maghi lotitiani, è questa la vera magia nera, cancellare le cose con un gesto, farle sparire dalla faccia del pianeta.

Chi scrive detesta il vittimismo almeno quanto detesta gli scarafaggi enormi del Mato Grosso. Ci penso diciotto volte prima di scrivere un pezzo così. Non so dire perchè e non voglio dirlo, ma nell’inconscio elementare dell’arbitro medio (e purtroppo la stragrande maggioranza degli arbitri è “media”) la Roma è qualcosa di simile a uno scarafaggio. Questo succede soprattutto quando la rivale della Roma si chiama . Sarà un caso, ma succede. Succedeva con Viola, poi con Sensi, succede ora con Pallotta. Sento un rumore di fondo. Il sospetto. Vado oltre i pur legittimi sospetti e dico qualcosa di più, la mediocrità dell’arbitro medio. Quando, nel dubbio, l’arbitro medio fischia sistematicamente a favore della e contro la Roma, in quell’esatto momento la sua mediocrità alias pavidità, vive il massimo dell’euforia. E sapete perché? Non perché abbia intascato chissà quale favore, ma perché sta obbedendo a un copione già scritto. E’ il suo richiamo della foresta, è il Tarzan dei poveri, si batte il petto perché si sta allineando alla storia scritta dai potenti. E’ la mediocre euforia dell’uomo mediocre.

Ma, attenzione, andatevi a piluccare gli ultimi due anni della disastrata Roma asturiana prima e zemaniana dopo. Anche lì, una caterva di errori contro la Roma. A leggerli uno dopo l’altro, lasciano senza fiato. E allora, volete sapere una cosa? Non ce ne frega un beato nulla di psicoanalizzare la psiche mediocre degli arbitri. Ce ne frega, invece, di difenderci da loro. Vogliamo una società che difenda la squadra, l’allenatore, i tifosi e se stessa. Questa di oggi ha fatto cose notevoli, l’abbiamo riconosciuto più volte, ma resta prigioniera di un insopportabile residuo baldiniano, scorie di un dandysmo frainteso, inzuppato in damigiane di melassa, alias politicamente corretto, da spacciare come “stile”. Ma quale stile, questa è solo bassa profumeria, spina dorsale molle. Viola e Sensi, ognuno a modo loro, replicavano eccome, accendevano fuochi, si facevano sentire. Da tre anni in qua, solo silenzi eleganti. è un uomo intelligente, tifoso per giunta, Pallotta e
sono uomini fumantini oltre che intelligenti.
Mettano insieme intelligenza e fumo, alias rabbia e dicano qualcosa. E non è vero che queste cose si trattano solo nei corridoi di palazzo. Oggi più che mai tutto si gioca nel circuito, corto e planetario, della comunicazione. Rudi , che viene da altri mondi, ha aperto ieri una piccola falla nella futile diga, qualcosa ha cominciato a dire, sta finalmente slacciando il fair play di circostanza. E’ un segnale. L’uomo ha testa limpida, sa sempre cos’è giusto fare.

La partita, arbitri a parte? Lo strafalcione di . Se un elefante mi fosse caduto in testa dal soffitto non avrebbe fatto meno danni. Ma, “godiamocelo” appunto come eccezione. Per il resto, da Torino in poi, il debito con la malasorte è stato strapagato tutto. Ora ritroviamo . E prendiamo il gol del barbarico come il nuovo inizio.

 

 

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