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La penna degli Altri 08/11/2013 08:49

Roma, un patto per lo scudetto

IL GIUSTO - e i suoi, più i suoi che , sono anche a mezza strada tra l’entusiasmo e l’autocommiserazione, col viso incerto tra il sorriso e il pianto. Umano che accada dopo un avvio che per velocità ha sconcertato chiunque, persino gli stessi giocatori della Roma. Domenica notte un gruppo di tifosi è andato ad accogliere la squadra di ritorno da Torino. Voleva essere una piccola festa, è diventata un’assorta processione di anime in pena. I giallorossi pretendevano di vincere e ci sono andati vicino, arrivando diciamo a undici metri dal record europeo di successi consecutivi a inizio stagione. Li ha inchiodati l’abitro Banti negando un rigore su . Da una parte i romanisti sono consci di aver portato via dalla partita con i granata il giusto, tenendo conto solo del gioco espresso dalle due squadre. Dall’altra si rendono pure conto di quale dimostrazione di forza sarebbe stata imporsi alla fine di una partita sudata. In quella lunga serata di rabbia e rimpianti è nato un nuovo corso della Roma di . Che è uguale al vecchio e conta di ripeterne i risultati. (...)
 
LE LEGGI - Adesso che è chiamato a scegliere, per via degli infortuni e perché non vale più il principio di mantenere intatta una formazione che non sbagliava mai, la prima legge che i giocatori si sono dati è di seguire senza discutere un allenatore stimato, capace sino a questo momento di far sentire importanti tutti i giocatori indistintamente. Adem può non essere soddisfatto dei modi e delle misure del suo impiego, ma oltre qualche sguardo conficcato nel vuoto non va. Prima regola, l’allenatore sceglie bene anche quando sbaglia. E se a sbagliare sono gli arbitri si osservi analogo silenzio. A protestare pensi la società, se occorre. I giocatori non intendono concedere a se stessi l’alibi di sentirsi perseguitati. Al massimo è permesso a fine partita segnalare un certo episodio, con toni civili, tanto per far vedere al mondo che nessuno è fesso. Seconda regola, quel che ci guadagniamo sul campo è oro puro. (...)

 

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