La penna degli Altri 01/11/2013 17:47
Roma, Pallotta: ''Maghi e un giullare, ecco il nostro segreto''. E la squadra cena nella 'Sala 1927'
NIENTE GILDA-BIS - Il diktat era arrivato già nei giorni scorsi quando Rudi Garcia, preoccupato dalla concomitanza delle sfide con il Chievo e quella di domenica contro il Torino, aveva previdentemente indicato l'esigenza di far cenare la squadra all'interno dello stadio: la primissima indicazione era di organizzare in un locale di fiducia per il tecnico a Casal Palocco. Poi, però, ha prevalso la linea di fermarsi all'Olimpico anche per motivi logistici. C'era l'allenamento di stamattina alle porte (out ancora Gervinho, lavoro defaticante per i titolari del match di ieri sera), c'era soprattutto la voglia di evitare che la squadra allentasse la presa rischiando di pensare troppo ai tre punti conquistati grazie al gol di Borriello piuttosto che al prossimo impegno di campionato, e magari concedersi un'altra serata simile a quella di domenica scorsa al Gilda (per nulla gradita dall'allenatore). Per questi motivi, l'ex tecnico del Lille ha fornito le linee guida affinché si rispettasse la normale routine di Trigoria, anche in ambito di alimentazione: pasto ipocalorico e menù semplice a base di pasta e pollo. Non c'era alcun dirigente nella sala dove si sono accomodati alla spicciolata tutti i giocatori della rosa giallorossa: Sabatini aveva già lasciato lo stadio, Baldissoni, invece, ha preferito cenare altrove. Di 'esterni', presenti solo i più stretti collaboratori di Rudi Garcia e alcuni componenti della sua famiglia, oltre a qualche amico dei calciatori.
OVAZIONE PER GARCIA - Quando il mister ha raggiunto i propri uomini per la cena è stato accolto da una vera e propria ovazione. Le esultanze del francese, però, si erano esaurite all'interno del terreno di gioco quando Rudi aveva manifestato la propria gioia rivolgendosi verso la Curva Sud. La consueta agenda arancione sotto braccio, infatti, ne mostrava l'intento già proiettato alla gara di Torino. Preso parte alla cena, Garcia ha trovato un gruppo sereno, un clima rilassato in cui nessuno ha vissuto la sua scelta di farli cenare nella pancia dell'Olimpico, come un'imposizione. Tutt'altro. Nonostante non fosse una vera e propria occasione di festeggiamento (in attesa che Benatia paghi la sua scommessa: "Se vinciamo ad Udine offro a tutta la squadra"), tanti i sorrisi sui volti dei giocatori che, un po' per volta, hanno abbandonato la struttura autonomamente. Tra i primi a salutare i compagni Benatia, Pjanic e Strootman. A seguire Bradley, seguito da una corte di amici e fedelissimi, De Rossi, Castan e Dodò, andato via insieme ai propri genitori. Ultimo a lasciare il palcoscenico che ha incoronato la Roma come unica nella storia della serie A ad ottenere 10 vittorie consecutive dall'inizio di stagione, è stato proprio l'autore del gol Marco Borriello, mattatore della storica notte capitolina. Quasi volesse gustarsi fino all'ultimo la serata che lo ha rilanciato e che ha portato la Roma a incidere un primato storico sul volto di questo campionato.
PALLOTTA E SABATINI CONTRO IL RUMORE DEI NEMICI - Ora, forte di un nuovo record storico e di un primo posto consolidato a ritmo di 3 punti a partita, la Roma inizia a prendersi le proprie rivincite sui "nemici". Anche per questo il presidente Pallotta ha voluto affidare al profilo twitter del club un commento sarcastico alle voci secondo cui Lotito avrebbe detto che le vittorie della Roma sono dovute al "lavoro" di alcuni maghi. "Hanno svelato il nostro segreto: abbiamo 5 maghi, 4 stregoni, 3 veggenti, 2 ciarlatani e 1 giullare di corte", ha scritto Pallotta. Rimarcando, per contrasto, i meriti di una squadra capace di non subire reti da 681 minuti (recuperi esclusi) e di vincere il cento per cento delle partite ufficiali disputate. Anche per questo, Walter Sabatini ha lasciato furente lo stadio Olimpico dopo aver ascoltato alcuni commenti televisivi sulle prestazioni dei singoli contro il Chievo. Su tutte, le parole in cui, durante una trasmissione dopopartita, si puntava l'indice sul rendimento non proprio esaltante di Marquinho e Dodò. "Stanno facendo il funerale alla Roma", ha detto il ds abbandonando lo stadio, prima di salire sulla smart che lo avrebbe riportato a casa. Come capitò a Mourinho, anche la Roma capolista inizia a sentire il rumore dei "nemici".