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La penna degli Altri 02/11/2013 09:34

L’ex Pelizzoli tifa per il collega: «De Sanctis battimi pure»

IL TEMPO (S. DE IACO) - «Se riuscisse a migliorare il mio primato di imbattibilità, sarei contento». Se i record sono fatti per essere infranti, Ivan Pelizzoli è lì sereno ad aspettare che qualcuno faccia meglio di lui in maglia giallorossa. Uno che si sta avvicinando parecchio è , fermo a 681 minuti senza prendere gol. L'ultimo a segnare al della Roma è stato Biabiany al 38' del primo tempo di Parma-Roma. Pelizzoli, attuale numero uno del , nella stagione 2003-2004 riuscì a mantenere inviolata la sua porta per 774'. Li separano 93 minuti. Poco più di una partita intera.

Pelizzoli, le dispiacerebbe essere superato?

«Ma no, assolutamente. Ho visto la partita Roma- Chievo e devo dire che sono rimasto impressionato. Hanno uno spirito di squadra unico, in difesa non si passa. E dà sicurezza ai compagni».

Il prossimo avversario per i giallorossi sarà il Torino.

«È la partita più difficile in cui si può rischiare di prendere gol perché il Toro di Ventura gioca bene. In ogni caso l’importante è che la Roma allunghi questa striscia. Meritano di vincere qualcosa di importante dopo le sventure dello scorso anno».

Quale fu il segreto della sua imbattibilità da record?

«Ho cominciato a pensare a questa cosa quando un giornalista me lo fece notare in conferenza stampa. Comunque, avevamo una grande difesa e un'unità d'intenti comune. Stessa cosa che vedo ora nella Roma di ».

Unità d'intenti che, invece, mancò l'anno successivo, 2004-2005, il suo ultimo nella Capitale.

«Quel campionato fu una vera e propria disfatta. Ognuno andava per i fatti suoi e si mise tutto storto».

Si rimprovera qualche cosa ragionando a posteriori?

«Forse con il senno di poi avrei potuto parlare con Spalletti e sarei potuto rimanere come secondo , invece, preferii andare alla Reggina prima e poi in Russia».

Cosa le ha dato l'esperienza in Russia?

«Visibilità in campo internazionale, sono andato lì soprattutto per avere l'opportunità di giocare in competizioni europee».

Un altro che ha fatto esperienze all'estero è proprio . A suo avviso è uno dei migliori interpreti del ruolo in circolazione?

«Sì, lo è sempre stato. Ha giocato in piazze non facili: Istanbul, e ora Roma. Roma è una piazza bellissima, come dicevo, ma se non vai bene è dura. Questo non significa che voglio parlare male di un posto dove sono stato benissimo».

le ricorda un po' Capello?

«Dico la verità: non lo conoscevo proprio, solo ora mi sto facendo un'idea e riconosco che è veramente bravo. Forse Capello era un tecnico più intransigente, ma i due sono accomunati dalla grande voglia di vincere».

L'unica cosa che non è cambiata da quando è andato via lei da Trigoria è il capitano: è sempre .

«Francesco è l'anima di Roma. Ogni anno lo danno per finito, ma riesce a giocare sempre meglio. È impressionante».

 

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