La penna degli Altri 17/11/2013 10:19
Il decalogo delle banalità
IL TEMPO (L. SALOMONE) - Ne se ne può più. Frasi fatte, perlopiù inutili, false dichiarazioni damore, banalità allo stato puro: ecco in sintesi le dichiarazioni di calciatori e allenatori moderni e le colpe non sono soltanto delle domande formulate dai giornalisti, peraltro a volte un po ripetitive. Parole in libertà che si perdono nel vento ma soprattutto sempre le stesse, per cercare di farsi amare dalla sua curva.
I tifosi ne hanno piene le scatole, si sentono anche presi in giro quando sentono un giocatore straniero dichiarare il proprio tifo per una club di cui non conoscevano nemmeno il nome fino a a cinque minuti prima quando il procuratore di turno firmava un ricco accordo pluriennale. Già, il calcio moderno, un cocktail micidiale di ovvietà senza che nessuno abbia veramente il coraggio di esprimere il proprio pensiero. Il continuo ricorso allaggettivo «importante» è un ritornello scontato: si va dalla partita importante al giocatore importante. Ormai siamo allabuso di un termine diventato fondamentale nel linguaggio calcistico. Il degrado del dorato mondo del calcio passa anche per queste falsità fino allipocrisia di dichiarare che non si è contenti per il gol appena segnato ma per i tre punti della squadra. Falsissimi, perché in quasi tutti gli ultimi contratti degli attaccanti sono previsti dei bonus per il numero di reti realizzate. A dieci gol arriva il bonifico da 100.000 euro in banca e davvero credete che qualcuno possa pensare in quel momento al bene della squadra piuttosto che alla nuova Ferrari da acquistare il giorno dopo. Bah.
Così come basta parlare di finali quando le partite sono decisive per la sorte di una stagione pallonara e dispiace sentire definire una scelta di vita la decisione di giocare con un club quando in gioco ci sono milioni di euro. Basta, per favore, non si possono più sentire queste stupidaggini.