La penna degli Altri 22/11/2013 14:55

All’Esquilino sognano. E vendono maglie false



Anche perché se la Roma à è un Caput Mundi indiscusso, quella calcistica è destinata a non essere da meno. Dopo aver varcato le porte Oltreoceano ed aver accolto l'arrivo della nuova proprietà americana, il club giallorosso è intenzionato per par condicio a completare il giro del globo spingendosi fino all'oriente più estremo. Le indiscrezioni circolate in ambienti finanziari sul possibile ingresso di un magnate cinese a Trigoria, hanno smosso la parte romanista del Tevere, ansiosa più che altro di capire se ci sia la possibilità di dare il benvenuto a chi potrebbe rendere ancora più forte economicamente la società di Pallotta. Troppo facile però registrare l'umore del tifo romanista scatenatosi ieri tra commenti e dubbi sollevati durante le trasmissioni radiofoniche e sui social network. Per avere un quadro più completo ci siamo spinti all'interno del quartiere 
Esquilino, fulcro della folta comunità cinese (nel 2011 erano 13.500 ufficialmente i residenti a Roma) presente nella capitale.



Impantanati nel traffico passando per piazza Vittorio o spingendoci verso la stazione Termini, chi non ha mai notato l'innumerevole serie di negozi e piccole botteghe con insegne incomprensibili e sempre vuoti? Nel melting pot di odori, prodotti tipici e musiche, se vi presentate e provate a convincerli che non volete acquistare niente, l'unico modo per continuare la conversazione è provare a parlare di pallone. Chao, che dalla regione di Canton si è trasferito ormai da dieci anni e che ora vende in strada scarpe di marca di dubbia provenienza, mostra il sorriso sotto l'ombrello soltanto quando parla della e di Tevez.



In molti parlano male l'italiano o fanno finta di con capirlo dopo la seconda domanda, anche se poi quando si nomina tutti fanno cenno di sì con la testa e la discussione viene allargata con i tanti africani e indiani che dividono quella porzione di à insieme agli inquilini dagli occhi a mandorla. La prima reazione degna di nota compare quando spunta fuori il nome di Wang Jianlin, l'immobiliarista più facoltoso della Cina che inizialmente sembrava coinvolto nell’operazione Roma.
«Io lo conosco - risponde un signore nato a Pechino che vende maglie e felpe della Roma contraffate a circa 15 euro -, è praticamente come Berlusconi qui da voi. E il padrone di tante cose», continua ridendo.«Veramente vorrebbe entrare nella Roma, ma non c'erano già gli americani?». La comprensione del discorso si interrompe del tutto quando si entra nello specifico a parlare di azioni quotate in Borsa o qualcosa del genere.



Qualcuno ci mostra una foto di Toni con la maglia della Roma, qualcun altro ci invita a provare una giacca con le borchie e una maglietta con ideogrammi ignoti. «Veramente non vuoi comprare niente?». Noi no, anche perché a breve potrebbe accadere proprio il contrario.