La penna degli Altri 28/10/2013 10:02

Una Roma in dieci intona la Nona «Squadra cuore e testa»

L’enfasi è perdonata perché vincere a Udine, come diceva la statistica, è un’impresa. Farlo con l’uomo in meno ancora di più. può andare fiero della sua squadra—cuore e testa, l’ha definita lui — e dell’azione del gol. Non capita spesso di vedere una squadra in inferiorità numerica, a dieci minuti dalla fine, lanciare quattro uomini verso la porta avversaria: , , Marquinho e Bradley. L’olandese ha condotto l’azione, il serbo ha squadernato la difesa dell’Udinese con un movimento «a ricciolo », il brasiliano l’ha schiacciata verso il Kelava andando in profondità, lo statunitense si è trovato a tirare una specie di rigore in movimento da 18 metri. Non ha sbagliato. In questa stagione, Bradley non c’era mai stato. Titolare solo a Livorno, alla prima, per l’infortunio di . Cambio da 19 minuti a Roma-Verona 3-0 (1 settembre) prima di farsi male con la sua nazionale. È rientrato solo ieri, andando a occupare una posizione non sua (esterno di centrocampo a sinistra) perché il figlio dell’allenatore sa che il bene della squadra conta sempre più di quello personale. Ed è giusto che chi ragiona così, alla fine, sia premiato. «La fortuna devi portarla dalla tua parte», ha commentato .

La vittoria vale più di tre punti per almeno tre motivi: 1) dà fiducia anche a chi, finora, aveva giocato meno; 2) è una mazzata sulle inseguitrici, in primis e , che ieri contavano di recuperare punti; 3) arriva al termine di una gara difficilissima che l’Udinese aveva preparato bene. Guidolin aveva schierato un «albero di Natale», con il doppio trequartista tra le linee (Pereyra e Muriel, dietro a Di Natale) per mettere in difficoltà , non offrendogli un punto di riferimento centrale. Visto che Lazzari non conteneva mai a centrocampo, il tecnico friulano, dopo 20’, arretrava Pereyra ma non cambiava modulo, spedendo proprio Lazzari più avanti.

Erano tre le grandi occasioni dell’Udinese: Muriel colpiva il palo al 3’, su ripartenza; Di Natale, molto sotto tono, sprecava un bell’assist del colombiano (18’); Gabriel Silva scavalcava con un pallonetto che veniva salvato da quasi sulla riga di porta (38’). La Roma era soprattutto e , ma era sempre troppo «lunga», con Borriello che cercava le sponde e i compagni poco abituati a un gioco con la palla lunga. L’espulsione di (l’arbitro Bergonzi ha molto pasticciato con i cartellini, scontentando tutti) peggiorava l’Udinese più della Roma. La squadra di Guidolin non era capace di costruire gioco con l’uomo in più, aveva il coraggio di tenere fino al 90’ e spostarlo in posizione di «falso nueve», facendo uscire Borriello. Il serbo non è il vice- (come ha detto : non esiste) ma quanto di più simile ci sia nella Roma. L’azione del gol ne è la prova.