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La penna degli Altri 28/10/2013 09:22

Una banda di eroi all'appuntamento con la stratosfera

Ero pronto a osannare la faccia da Far West di , che ha deciso di fare di questa Roma la sua epica privata. E dissolvere incrociato prima sul muso di , muso da lupo vero, e poi sui piedi di rubati nottetempo a qualche fata. Ero pronto a dichiarare tutto il mio stupore per la personalità di Liajic, fino a ieri sera immaginato come un putto di talento, ma un po’ fragile, incostante e capriccioso. E trovarlo, invece, leader vero in campo, insospettabile, a cercare palla dove ci sono amici e a strapparla dove ci sono nemici. Lui come , in dolby surround, da quando non c’è il . (...)

Intanto, ha un presente. Un presente così grande che ci scappa dalle mani e, non trovando più le parole, ci sfoghiamo con i numeri. Insomma, ero già lì a certificare che questa Roma esiste anche senza , perché il suo cuore è caldo e la sua testa è lucida. Come quella dell’americano. Ero già pronto a cestinare tutto e a dichiarare la mia passione barra ammirazione per Michael Bradley, uno che qualunque allenatore sano di mente vorrebbe portarsi a casa e chiuderlo in cassaforte per non farselo rapire. (...)

Ero pronto a improvvisare un inno per Balzaretti, che quasi perde una gamba nello scaraventarsi in una mischia, e una strofa per , l’unico quasi illibato d’Europa, a partire da quel salto folle che gli scappa al gol di Bradley e poi quando strappa quasi da epilettico la rete del recinto romanista.

Ero pronto, ma poi, a fine partita, ho visto in sequenza prima la faccia di Allegri e poi quella di . Ho sentito il primo biascicare, piagnucolare, non aver nulla da dire e quel nulla dirlo male. Ho visto e sentito il secondo, Rudi. L’occhio lustro. Smagrito. Visibilmente consumato da qualcosa che sta diventando troppo grande anche per lui, ma la voce ferma e il pensiero limpido. Ho pensato che avremmo potuto avere il primo invece del secondo sulla panchina della Roma e ho cominciato a ridere. E non mi sono fermato più.

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