La penna degli Altri 02/10/2013 11:21
Sei vittorie e le sei giornate in cui Dio creò il mondo
La riferiamo testualmente ad alimentare i sogni dei tifosi giallorossi i quali vi troveranno un segnale propiziatorio con cui etichettare un suggestivo trampolino di lancio. Scrisse Sant Agostino: «Sei è un numero perfetto di per sé e non perché Dio ha creato il mondo in sei giorni, piuttosto è vero il contrario. Dio ha creato il mondo in sei giorni perché questo numero è perfetto e rimarrebbe perfetto anche se lopera dei sei giorni non fosse esistita».
La nuova Roma, emulatrice rispettosa risponde con le sei vittorie con cui non ha creato il mondo, ma più modestamente una pista di lancio dotata del classico nastro di partenza facendo finta che il campionato inizi domenica prossima allo stadio di S. Siro. . Però, sempre in virtù della furbesca filosofia predicata, lo starter Garcia farà partire il colpo con un ordine preciso: «Avanti tutta, ma a fari spenti». Su questo tema si sviluppa il portentoso fenomeno dei tifosi romanisti forse apparsi mai così maturi e coscienti dellobbedienza che merita il consiglio del generale Rudi. Nellaria si respira una consapevolezza inedita che sembra aver abbandonato il rito scaramantico, fatuo amico di un giorno, per approdare a lidi dove alberghi il razionale entusiasmo dei forti. Non più proclami costruiti sullenfasi di teorie suggerite da improbabili personaggi, ma intuizioni popolari che difficilmente sbagliano. Sembrano finiti i tempi in cui bastava vincere il derby per essere felci tutto lanno. Il calcio ballerino con i suoi provvisori lustrini, non abita più qui. Basterebbe osservare meglio lo sguardo del Capitano prima di ogni partita. Freddo, implacabile, Totti sembra dire: «signori, la ricreazione è finita. Ora si fa sul serio». Avanti tutta come suggerisce Garcia, ma sempre a fari spenti. Ci sarà più gusto ad illuminare nel momento giusto la scena della disperazione, dove si dibattono vecchie signore, diavoli dalle corna ammosciate , biscioni cadenti e perché no , aquile reali che hanno perso il gusto di volare.