La penna degli Altri 29/10/2013 09:35
Garcia, un muro allolandese
Sentite Cruyff allapice della carriera: «Se non potete contare un palo a favore potere anche scordarvi di vincere qualcosa ». Vinceva a raffica eppure consigliava di mantenere alta lattenzione sulla casualità, «nostra maestra di vita». E Liedholm allora? «Palo è tiro sbagliato». Caos e tattica, fatalità e talento, ostensione dei pali benedetti, magie e semplicità (il modello è Strootman). Per superare quota 27 punti la Roma di Zeman dovette aspettare la 16ª giornata, quella di Luis Enrique gennaio dellanno successivo. Sono precedenti illuminanti. Il mantra di Garcia diventa il muro che consente alla Roma di esprimere la miglior difesa del momento e di ridicolizzare i suoi predecessori. Una sola rete subita, Biabiany, in 810 minuti più recuperi. Seguono il Southampton e lOlympiacos con 3 e, guarda un po la combinazione, il Lille con 4. Lontane le altre. Come Djokovic la Roma sa trasformare un colpo difensivo in un attacco devastante.
Tutto è difesa, tutto in un attimo diventa attacco. Il segreto sta lì, protezione estrema e ripartenza estrema: sport estremo quando gli altri, il più delle volte, sono stremati e se non lo sono ancora, di fronte alla Roma, prima o poi ci si sentono perché, è ufficiale, la Roma non si offende se le metti paura. È successo anche domenica: Bradley riparte dalla propria trequarti, la squadra in dieci si apre come un fiore. Dal buio alla luce con tre passaggi. Segna chi ha iniziato lazione. Ovviamente cè qualcosa di antico nella modernità di Garcia. Capello si è sempre difeso, ma non per timore. Da quando è nato, Guardiola sogna una squadra con sette centrocampisti (nel Bayern ha spostato Lahm davanti alla difesa).
Forse Garcia, con Ljajic centravanti, la metterà in campo contro il Chievo giovedì sera. La difesa è il punto di partenza di tutte le grandi. La Juventus di Conte nel 2012 era impenetrabile (20 reti in 38 partite). Rocco, Herrera, Mourinho, lo stesso Sacchi: quante volte gli avversari davano fastidio a Tassotti, Galli, Baresi e Maldini? In 30 partite il Cagliari campione di Scopigno subì 11 gol, Cera come Riva. Il primo merito di chi sorprende è la cura di sé: lo fu anche del Perugia di Castagner. Nessuno lo direbbe, ma anche larrembante Ajax del calcio totale era un bunker: nel 72 vinse il campionato (a 18 squadre) segnando 104 gol e subendone appena 20. Come la Roma, non si concedeva nemmeno per scherzo.