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La penna degli Altri 04/10/2013 10:35

Fiducia De Rossi: «Roma, ci penso io»

Bestia nera E così, invece dell’addio, è ricominciata una nuova storia, che adesso vede la Roma capolista andare a sfidare a San Siro l’Inter, puntando proprio su , visto che proprio quella nerazzurra è la squadra contro cui il romanista ha fatto più gol in carriera: 6, due dei quali utili ad alzare altrettanti trofei, cioè la Coppa Italia e la Supercoppa 2007. «Ma il passato conta poco – dice ai microfoni di Sky in una intervista in onda stasera e domani –. Contro l’Inter sarà una partita difficile». D’altronde, se per (Lazio a parte), la rivale più grande resta la , per Daniele causa gap generazionale è proprio contro l’Inter la sfida più sentita, visto che i nerazzurri di Mancini e Mourinho gli hanno sottratto tanti trofei, alcuni dei quali dopo furiose polemiche arbitrali in cui si è spesso distinto per coraggio.

Mai dopo il derby Dopo le ultime stagioni amare, però, il romanista ha saputo voltare pagina, anche se non senza tormenti. «Si è parlato molto di me in estate, così quando ho parlato con e la società, dato che mi piace essere chiaro, per la prima volta ho detto che avrei voluto valutare eventuali offerte, mentre in passato avevo sempre respinto tutto ancor prima di ascoltare. Quest’anno sentivo che poteva essere l’anno giusto per cambiare, perché nella scorsa stagione le cose non sono andate bene né permené soprattutto per la squadra. Non fare felici i tifosi per me era un peso schiacciante. E poi c’era una cosa ancora più grande: non potevo pensare che la mia ultima partita fosse stata il derby perso in finale di Coppa Italia. Non riuscivo a mandarla giù. Mi potevo immaginare in qualsiasi squadra del mondo ad alzare qualsiasi trofeo, ma pensare di aver giocato l’ultima partita in un derby perso, sarebbe stata la fine di una delle storie d’amore più grandi tra un calciatore e una squadra che io conosca. Ed era la fine sbagliata ». Poi è arrivato . «La prima volta gli ho parlato dalla vacanza. L’ho visto molto disponibile. Sentivo che lui mi vedeva come un giocatore suo, mentre tutto il mondo stava dicendo il contrario. Mi è piaciuto subito il senso di appartenenza, il parlare del lavoro e delle prospettive di una grande annata». Proprio quello che sta succedendo. Per questo il bivio Inter – anche grazie a – stavolta non fa paura.

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