}

La penna degli Altri 04/10/2013 09:24

De Rossi «Non poteva finire così»

Qualcosa di concreto è pure arrivato sulla scrivania di , ma era fine agosto e i soldi del Manchester United sono stati rispediti al mittente, perché aveva fatto un patto con . Si erano giurati di restare uniti se l’offerta fosse arrivata troppo tardi: «Daniele non solo è un grande giocatore, ma anche un grande uomo. Abbiamo parlato dopo le sue vacanze – aveva spiegato il tecnico francese – e ci siamo detti che, passata una certa data, si fermava con noi. Siccome è un uomo di parola, sarà con noi per tutta la stagione e sono contento di questo». Ma c’è dell’altro dietro al «no» alla tentazione United. Perché, l’ha detto Capitan Futuro, non era abituato a prendere in considerazione le proposte degli altri club fino a qualche mese fa. Cos’è cambiato allora? «L’anno scorso, lo sapete, le cose non sono andate bene. E io voglio che vadano bene per me, ma soprattutto per la Roma. Essere un giocatore della Roma e non mettere tutti d’accordo, non far felice i tifosi né la Roma stessa, per me questo era un peso schiacciante».

Ecco perché ha pensato davvero di lasciarsi alle spalle una vita da romanista. Ma poi un’immagine gli ha fatto capolino nella testa e non se n’è più andata: «Non potevo pensare che la mia ultima partita con la maglia della Roma fosse quella del 26 maggio. Non riuscivo a mandarlo giù. Potevo andare in qualsiasi squadra del mondo, alzare qualsiasi trofeo, ma pensare che l’ultimo ricordo sarebbe stato un derby perso in finale sarebbe stata la fine sbagliata».

Ha preferito optare per un nuovo inizio, al fianco dell’allenatore che gli ricordava Luis Enrique, ma che si è rivelato quantomeno più efficace: «Con ho parlato la prima volta al telefono mentre ero in vacanza, per gestire bene i miei giorni. L’ho visto molto disponibile, mi vedeva come un giocatore suo mentre tutto il mondo diceva il contrario. Cosa non vera. Però, se leggevi i giornali o i siti, mi davano per fatto, ogni tanto dicevano che ero in qualche à esotica a firmare chissà quale contratto. Lui mi ha trattato come un giocatore che, cosa poi successa, sarebbe rimasto con lui. Mi è piaciuto subito il senso di appartenenza, il parlare del lavoro e della prospettiva di fare una grande annata insieme». Daniele è tornato, è rinato, ma soprattutto è rimasto. E decisiva è stata la partita più brutta giocata con la maglia giallorossa: un meraviglioso paradosso.

Clicky