La penna degli Altri 04/10/2013 10:08
De Rossi: «Grazie Garcia»
La Roma prima di tutto, i tifosi della Roma prima di ogni cosa. «Essere un giocatore della Roma e non fare felici i tifosi, non fare felice la Roma, non mettere tutti daccordo, come quasi sempre è stato, per me era un peso abbastanza schiacciante». Ed ecco che arriva il motivo che alla fine lo ha spinto a restare a casa: «Cerano tante cose che non andavano ma, forse, ce nera una ancora più grande, che non andava bene a me: non potevo pensare che la mia ultima partita con la maglia della Roma fosse quella. Quella era la cosa che non riuscivo a mandare giù, mi potevo immaginare in qualsiasi squadra del mondo, ad alzare qualsiasi trofeo, ma pensare che io avevo giocato lultima partita con la maglia della Roma in un derby perso in finale era la fine di una delle, non so, storie damore tra un calciatore e una squadra più grandi che io conosca ed era la fine sbagliata, insomma». Curiosamente il 3 luglio scorso sul nostro giornale Tonino Cagnucci aveva scritto: «Daniele De Rossi deve restare per un motivo soltanto. Deve restare anche se a volte amare vuol dire soprattutto separarsi, lasciarsi e lasciarla andare. Ma lamore devi saperlo anche finire e la tua storia, la tua immagine, la tua ultima partita non può essere quella. Non con te che piangi, non con loro che festeggiano. Non con te in ginocchio, non con quelli che saltano. No. Mai. No. Non lo meriti tu, non lo meritiamo noi. Non lo merita nessuno».
Una fine che non è arrivata anche grazie allarrivo sulla panchina giallorossa di Monsieur Garcia. «La prima volta ho parlato con lui al telefono, ero ancora in vacanza, per gestire bene la mia preparazione - dice De Rossi -. Lho visto anche lì molto disponibile, credevo e sentivo che lui mi vedesse come un giocatore suo, mentre tutto il mondo stava dicendo il contrario, cosa che poi non era vera. Però, se leggevi i giornali in quei giorni, se leggevi i siti, mi davano per fatto. Intanto, mi davano in qualche città esotica, da qualche parte a firmare chissà quale contratto, mentre lui mi ha trattato come un giocatore suo, un giocatore che, come poi è successo, sarebbe rimasto con lui. Quindi, oltre alla grande disponibilità, mi è piaciuto subito quel suo senso di appartenenza e poi mi ha subito parlato del lavoro e della prospettiva di fare una grande annata insieme».