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La penna degli Altri 20/10/2013 12:16

Chi va Pjanic, va lontano

Un’emozione forte ma non paragonabile, comprensibilmente, con la gioia provata dal bosniaco martedì scorso. Una giornata storica per la Bosnia che, grazie alla vittoria contro la Lituania, si è qualificata (per la prima volta nella sua storia) ai Mondiali in Brasile. Un emozione così forte che l’ha portato a piangere di gioia e abbracciare chiunque gli capitasseatiro. Una reazione comprensibile perché quel momento lo aspettava da una vita, da quando a 13 anni prese un pullman per fare un viaggio di circa venti ore dal Lussemburgo alla Bosnia solo per andare allo stadio a vedere la nazionale del suo paese d’origine che lasciò all’età di due anni. Un addio deciso dal padre (Fahrudin ) per salvaguardare la propria famiglia dalle stragi che hanno devastato l’ex Jugoslavia negli anni ’90. si trasferì quindi in Lussemburgo dove iniziò la sua carriera nel Schifflange 95. Poi nel 2004 il passaggio al Metz dove rimase fino al 2008, anno del trasferimento al Lione. Ed è qui che conobbe il suo "mentore", Juninho Pernambucano. Ovvero colui che gli ha insegnato a tirare (e spesso segnare) le punizioni.

Da lui, infatti, il centrocampista bosniaco a studiato la tecnica, i trucchi, i segreti di come si calciano le punizioni e, a giudicare dai risulati, Mira ha studiato bene. Così bene che, qualche anno dopo, è diventato l’erede del suo "mentore". «Ho chiamato Juni prima del campionato per chiedergli il permesso di indossare la sua maglia », spiegò nel settembre del 2009. Due anni dopo è poi approdato alla Roma con cui, fino ad ora, ha segnato quattro calci di punizione: uno il primo anno (contro il ), due il secondo anno (contro Lazio e Atalanta) e uno, per ora, in questa stagione (venerdì sera contro il ).

Ma non è solo un eccezionale tiratore di punizioni, anzi. In queste prime otto partite ha, infatti, spesso fatto la differenza prendendo per mano las quadra giallorossa come è accaduto anche venerdì sera contro il , dopo l’uscita per infortunio di . Mira, infatti, oltre a segnare i due gol, ha smistato palloni, creanto numerose ripartenze e sbrogliato diverse situazioni difficili. Insomma, si è meritato numerosi otto in pagella e gli apprezzamenti di : «Punizioni come Juninho? È vero, sa calciare come lui però sono differenti. Mi piace vedere . La sua posizione centrale è una meraviglia». E pensare che, se non fosse stato per l’allenatore giallorosso, la scorsa estate sarebbe potuto partire. È stato, infatti, a porre il veto sulla sua cessione anche perché «sapevo che con un centrocampo con , e saremmo stati troppo forti - le parole del francese dopo -. È il cuore del mio gioco». Il Giotto della Roma. 

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