La penna degli Altri 22/09/2013 11:22

La stracittadina de’ noantri. Passioni, dolori, esultanze

Abitudine Ora che giocherà il 32° derby della sua carriera, non si dirà più che il capitano sente la tensione. Ma in passato è successo eccome, che i romanisti più maligni dicessero «con lui la Roma gioca in dieci ». I nove gol che fanno di lui il marcatore più prolifico della storia dei derby (assieme a Da Costa e Delvecchio) sono diluiti in una carriera intera: solo in due occasioni, per esempio, ha segnato sia all’andata che al ritorno (stagioni ‘9899 e 200102, quelle delle maglie «Vi ho purgato ancora» e «6 unica»). Ma se l’8 aprile scorso ha «goduto come un maiale», perché quello dei gol nel derby è «il record più bello», chissà cosa gli uscirà dalla bocca se davvero oggi dovesse arrivare il decimo.

Tabù Se ormai ha passato la fase della «tremarella », non si può dire lo stesso di : un gol lo ha segnato, ma inutile (nel 2009, 42 per la Lazio), mentre il segno non è riuscito quasi mai a lasciarlo, se non sullo zigomo di Mauri lo scorso 11 novembre, quando fu espulso poco prima della fine del primo tempo. Di si può dire poco: due derby da titolare, nessun gol. Dietro , nella classifica dei marcatori romani c’è un altro giallorosso, Amedeo Amadei da Frascati (cinque gol, più tre in gare non ufficiali); segue con quattro, due dei quali segnati nello storico e mai eguagliato 50 del 1° novembre 1933. Giannini si è fermato a due (sarebbero potuti essere tre, senza il rigore sbagliato nel 1994), così come De Sisti (più un autogol), Bruno Conti e Di Bartolomei a uno, anche per «colpa» della Lazio, in quegli anni spesso in Serie B. Si è fermato a uno anche Aquilani, ma fu un gol (26 febbraio 2006) che valse alla Roma di Spalletti l’undicesima vittoria di fila.

Dito alla Sud Ventisette, i romani— la statistica comprende anche quelli nati in provincia di Roma — a segno in un derby, nove i laziali (compresi anche quelli non di campionato o Coppa Italia, altrimenti sarebbero cinque), ma hanno fatto rumore lo stesso, forse anche di più: primeggia Bruno Giordano (tre gol), uno che quando ha segnato la Lazio non ha mai perso (due pareggi e una vittoria), segue Paolo Di Canio, che per due volte ha sfidato la Sud a distanza di quasi 16 anni, con quel dito che per i laziali vuol dire trionfo, almeno quanto Lulic. Nel 1989 era un ragazzino, nel 2005 un veterano, ma sempre ultrà in campo. Un gol, in gare ufficiali, anche per Costantino De Andreis (1948), Fabrizio Di Mauro (ex romanista, 1993) e Antonio Candreva, la cui vita è cambiata l’11 novembre, giorno del suo primo derby. Visto come era arrivato alla Lazio, poteva soffrirlo più di altri. Invece lo ha sofferto meno di tutti.