La penna degli Altri 24/09/2013 11:03
La Roma di Garcia in cinque mosse
IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Il pianeta Roma ruota attorno alla sua idea di calcio. Che non è solo quella di campo, intesa come tattica e addestramento. Fin dal suo primo giorno di lavoro a Trigoria, Rudi Garcia dedica parte del suo tempo ai colloqui individuali e di gruppo. Parla diretto perché si vuole far capire. Da tutti. E ci sta riuscendo. Addirittura, con unammissione in pubblico, prima della sfida con la Lazio ha elogiato i giocatori per la velocità nellapprendere i suoi concetti. Il primato conferma che la sua impressione è giusta. Lui, imbattuto nei derby anche in Francia, mai era partito così da quando fa questo mestiere. Merito suo e di chi lo sta ascoltando da due mesi e mezzo. Lunione di intenti, senza alcuna intromissione esterna, ha spinto la squadra giallorossa in testa alla classifica. Fiducia reciproca e punteggio pieno. E coinvolgimento, come racconta il francese: «Non volevo andare sotto la Sud, mi ha convinto De Rossi. Ho trovato un gruppo da ricostruire, per cui ci siamo affidati a calciatori più esperti. Spero che i miei giocatori vedano le coppe europee, così avranno più fame». Strategia chiara, sintetizzata in cinque mosse.
I COMPITI PRECISI Garcia non bluffa mai. Niente pretattica, a cominciare con i suoi primi interlocutori. Anche i giocatori sanno che il francese ha una formazione base. Per dieci-undicesimi è quella. Tre partite su quattro ha confermato dieci uomini, cosa impossibile nel suo debutto nel nostro torneo, solo perché Strootman era indisponibile. Le uniche varianti riguardano il tridente che è stato lo stesso, dallinizio, solo due volte, nelle gare allOlimpico contro il Verona e la Lazio, con Gervinho accanto a Totti e Florenzi, fin qui sempre titolari. Al Picchi contro il Livorno cominciò invece Borriello e al Tardini contro il Parma lultimo arrivato Ljajic. Oltre ad aver scelto la squadra di partenza per il suo 4-3-3, Garcia ha anche evitato di modificare il ruolo dei giocatori. Utilizza ogni interprete nella posizione preferita dallo stesso. E chiaro che, chiedendo il movimento soprattutto delle punte, non assegna una zona precisa e lascia parecchia libertà ai tre davanti di muoversi e ai tre centrocampisti di scambiarsi i compiti. Pjanic è quello che sale di più, da trequartista per il 4-2-3-1. De Rossi e Strootman si alternano nella regia: il primo di solito è il più arretrato del reparto.
IL RUOLO DEL VICE Bompard studia i rivali dallalto e Garcia, ricevute le informazioni dal collaboratore nellintervallo, si aggiudica lincontro nel secondo tempo. E sempre successo, da Livorno al derby. Già dopo la seconda gara, contro il Verona, il ruolo del collaboratore è sembrato determinante e lo abbiamo subito segnalato. La Roma cambia ritmo e atteggiamento, come se qualcuno avesse svelato ai giocatori ogni segreto dellavversario. Troppo uguale il copione, in ogni match, per non essere scritto dalla stessa mano. Quella di Bompard, appunto. A trasferirlo al gruppo ci pensa Garcia.
IL PESO DELLE SOSTITUZIONI Tutti i gol nella ripresa: 10 su 10. Ma soprattutto 9 dopo il primo cambio, quelli per andare in vantaggio (Florenzi, a Parma, pareggiò quando in campo cera ancora la formazione base). Chi entra cambia la storia del match. In assoluto risulta decisivo. Gervinho a Livorno e a Parma, Ljajic contro il Verona e la Lazio. Chi esce, passa per deludente o ininfluente. Garcia, però, non la pensa così. E ripete sempre: «Abbiamo difeso bene e siamo stati pazienti, il lavoro fatto nel primo tempo si è visto nel secondo».
LA PRIORITÀ ALLEQUILIBRIO Garcia non ha fretta e gli va bene prendersi i tre punti alla distanza. Ecco perché spesso fa riferimento alla pazienza. E allordine. Non accetta che la Roma si faccia trovare sbilanciata e quindi impreparata. Preferisce che la palla riparta dai difensori. Meglio ricominciare che sbagliare. Non guarda a chi gioca davanti, ma allassetto che deve essere registrato bene. Nei reparti e nei singoli: collaborazione e partecipazione per essere squadra.
I RISCHI AL MINIMO Insieme con lInter, la Roma ha la miglior difesa del campionato: 1 gol subìto. Ma De Sanctis, al momento, è il portiere meno impegnato della serie A: nello specchio ha ricevuto 5 tiri e fatto 4 parate (laltra conclusione è la rete di Biabiany), nessuna contro il Verona e la Lazio. Reina, portiere del Napoli capolista con i giallorossi, di interventi ne ha fatti già 16, mentre i tiri verso la sua porta in tutto sono 19 (tre reti prese).