La penna degli Altri 20/08/2013 11:49

De Sanctis: "Roma sei forte ma per vincere serve il carattere"



Che ruolo può avere la Roma in campionato?

«La è davanti a tutti. Il ha cambiato qualcosa, forse più di quello che si pensava, ma l’organico è competitivo. Le altre concorrenti: , Milan, ma anche noi con la Lazio e l’Inter. Sette squadre per cinque posti più la Coppa Italia. Poi magari c’è la sorpresa. Insomma, la griglia competitiva è numerosa e noi dobbiamo partire bene e fare le cose subito al meglio».



Il gap della Roma dalla vetta?

«La Roma è forse al di sotto sulla carta di alcune squadre, ma io dopo aver conosciuto il contesto e i compagni di squadra, l’allenatore, sono convinto che si possa fare qualcosa di importante. A livello tecnico e tattico siamo forti, dobbiamo costruire una mentalità di squadra forte, vincente, compatta.(...)"



La Roma ha cercato un d’esperienza.


«Sento di avere le caratteristiche giuste per far bene il mio lavoro anche qui. Ma il discorso è soprattutto di squadra. Nel mio ruolo quello che fa la differenza è il contributo che il resto della squadra dà nella fase difensiva. Nelle passate stagioni è mancata prima la squadra dei portieri.(...)».



Com’è stato l’approccio con ?


«Mi piace molto il suo modo di porsi nei confronti della squadra. Perchè dei risultati che aveva ottenuto si sapeva. Ma avevo la curiosità di conoscerlo e di capire come gestiva il gruppo. Ecco, conoscendolo, sono ancora più fiducioso. Differenze con Mazzarri? Il modulo. E poi ha avuto la capacità di apprendere l’italiano in maniera chiara e questo anche è importante».



L’addio al ?


«Avevo percepito messaggi neanche tanto cifrati in cui c’era una volontà di guardare al futuro nel mio ruolo. Io sono molto orgoglioso e non potevo restare indifferente. C’è stata l’opportunità Roma, club importante e con un progetto serio (...)».

Razzismo a Roma e all’Olimpico?

«Non è questione di razzismo, ma di ignoranza e maleducazione di alcune frange di tifosi. Succede un po’ ovunque. Speriamo che la punizione della chiusa possa servire ad isolare quelle teste che invece rovinano un contesto di festa e di sport».



E’ arrivato in una squadra più debole?

«Ne riparliamo a fine campionato. Solo la è superiore alle altre. Ce la giochiamo con tutti, anche con la nei due scontri diretti. E i conti preferisco farli alla fine».



Che ha trovato?


«Con Francesco ho parlato spesso. In America eravamo vicini di... pullman nei lunghi viaggi. L’ho trovato deciso, convinto, entusiasta. E’ d’accordo con me sul fatto della personalità. Lui in campo è un leader tecnico, sarà leader anche nello spogliatoio. Sento parlare del suo contratto ma lui è concentrato su quello che bisogna fare per tornare ad essere grandi. Farà una stagione ancora migliore rispetto a quella scorsa»



Ritroverete il feeling con i tifosi?

«Dipende da noi. Sarà fondamentale partire bene. Non ho vissuto la brutta esperienza del 26 maggio. Parlandone con i compagni ho percepito la grande amarezza. Dobbiamo riportare i tifosi dalla nostra parte. A Roma il tifo è viscerale, la gente ha bisogno di sentirsi rappresentata al cento per cento da quello che facciamo in campo. Siamo noi che dobbiamo andare incontro a loro. (...)».



e
troppo lenti? E Jedvaj come lo vede?


«Io penso che tutti i difensori hanno le caratteristiche per fare benissimo. La velocità? Se devi difendere 50 metri di campo vanno in tilt anche i giocatori veloci. Non è bastata la velocità di Marquinhos alla Roma della passata stagione, eppure Marquinhos è finito al Psg per un mucchio di milioni. Il problema è stato sempre il numero dei gol subiti. Ma è l’assetto difensivo di squadra che ti fa prendere venti gol in meno. La difesa è più forte se tutti difendono con la consapevolezza che non bisogna prendere gol. Ne abbiamo subiti uno a partita in precampionato ed è molto fastidioso. Jedvaj è giovane e forte. Spero che possa dare il suo contributo in un contesto che funzioni e che possa gratificarlo».



Le dichiarazioni di Osvaldo?

«Si riferisce a delle minoranze che, per essere ascoltate fanno più rumore. Ma se hai la possibilità di giocare in piazze con tanta pressione ambientale e mediatica, hai anche la possibilità e la necessità di farti apprezzare al massimo. Dipende da te e da come ti comporti considerando diritti e doveri che noi calciatori abbiamo».