La penna degli Altri 14/08/2013 09:55
De Rossi:«La Roma parte integrante di me. Negli ultimi anni ho risentito del calo complessivo della squadra, ma credo di non essere stato una palla al piede. Perdere Osvaldo sarebbe perdere un gran giocatore»
Ovvero di una partita particolarmente emozionante. Di giornate emozionanti. Quella di ieri anche più che stasera in campo (non ci sarà Balotelli nellItalia, ma soprattutto non ci sarà Messi per lArgentina). Perché ieri mattina De Rossi è stato ricevuto da Papa Francesco e assieme a lui tutti i giocatori e le delegazioni delle due squadre in un udienza privata nella Sala Clementina. Il Santo Padre si è rivolto ai calciatori con semplicità, con parole come sempre piene di significato. Dapprima ha scherzato: «Veramente sarà un po difficile per me fare il tifo... Ma per fortuna è unamichevole, e mi raccomando che sia veramente così. Uno sportivo, pur essendo professionista, quando coltiva questa dimensione di "dilettante", fa bene alla società, costruisce il bene comune a partire dai valori della gratuità, del cameratismo, della bellezza». Poi il Pontefice ha aggiunto: «Prima di essere campioni, siete uomini, persone umane, con i vostri pregi e i vostri difetti, con il vostro cuore e le vostre idee, le vostre aspirazioni e i vostri problemi. E allora, anche se siete dei personaggi, rimanete sempre uomini, nello sport e nella vita. Uomini, portatori di umanità». E proprio dallincontro con Papa Francesco è cominciata la conferenza stampa di De Rossi: «Non ho mai avuto modo di incontrare un Papa prima di stamattina - ha detto Daniele -. Mi è sembrata una persona molto semplice, più dei suoi predecessori. E stata davvero unesperienza unica». Poi sulla partita: «Quella di domani (oggi, ndr) è una gara importantissima. E unamichevole ma cè grande attenzione e saremo sotto i riflettori. Anche se la condizione fisica sarà scadente sia per noi sia per loro, visto che molti argentini giocano in Europa».
Poi le domande tornano inesorabilmente ad essere sulla Roma. Su Osvaldo, ad esempio, e su una possibile partenza dellattaccante italo-argentino: «Se sono ottimista? Non so se esserlo o meno. Perdere Osvaldo sarebbe perdere un gran giocatore. Io perderei un amico e un compagno di stanza diligente. Ma non voglio parlarne, mi dà fastidio quando parlano di me». E si torna a commentare il derby del 26 maggio: «Io e Antonio (Candreva, seduto accanto a lui in conferenza stampa, ndr) ci siamo visti una settimana dopo il derby di Coppa Italia, quella sconfitta brucia, ma bisogna rispettare sempre lavversario che ha fatto il suo dovere e ha festeggiato con moderazione. Noi avremmo fatto di peggio. Siamo un po indietro sotto certi aspetti, basti pensare agli insulti ai danni di Pjanic dopo le dichiarazioni sul gol di Lulic. Penso che una conferenza congiunta sarebbe auspicabile. Rispetto ad altri Paesi siamo indietro di 10 anni. Il calcio italiano non è maturo per una conferenza stampa congiunta. In particolare a Roma».
Parla dalla Nazionale, De Rossi. Lì dove negli ultimi tempi è riuscito a rendere al meglio: «Lo abbiamo detto tante volte. In Nazionale mi trovo benissimo anche per quel che riguarda la posizione in campo e lambiente. Ma anche senza Prandelli, con tutto il rispetto, credo di aver fatto dei buoni campionati. Negli ultimi anni credo di aver risentito del calo complessivo della squadra e di non essere stato la palla al piede della Roma». De Rossi stasera non potrà trovarsi contro Messi, tornato a Barcellona per un piccolo problema fisico: «Personalmente mi dispiace che non ci sia, era loccasione per sfidarlo. Spero di avere occasioni in futuro. Sono convinto che sarà comunque un grande match». In futuro. Magari con la Roma. Oppure ai mondiali, a proposito dei quali De Rossi spiega: «In Confederations Cup lItalia ha dimostrato di essere a livello delle più forti. Abbiamo giocato alla pari con la Spagna e col Brasile. Ci siamo conosciuti meglio, abbiamo capito che clima troveremo. LArgentina pure ha giocatori troppo forti per non essere messi tra le primissime formazioni». Una battuta sullex compagno di squadra Doni, che ha lasciato il calcio per problemi al cuore: «Mi spiace, ma continuerà a lavorare nel pallone perché in questo mondo ci sa stare». E infine sulla violenza nel calcio: «Spero che il messaggio del Papa possa essere un segnale importante per contrastare questi fenomeni. In Italia cè una cultura ventanni indietro rispetto agli altri paesi europei. E un modo di vedere questo sport, che porta a degli eccessi evidenti».