La penna degli Altri 03/07/2013 11:05
Non sono canzonette
Il mondo romano è ogni giorno pieno di voci che si spargono per letere: così la dichiarazione di Venditti, passata da Radio Centro Suono Sport, è stata subito una puncicata al cuore tifoso. Venditti, che ha il suo posto nella Tevere e guai a chi glielo toccasse, non è che finisce di essere romanista perché, come si sa, il tifo è per sempre, più fedele di ogni altro amore: interpreta lumore generale. Perché il tempo passa e lattesa è un sentimento che deprime, specie se non sai cosa ti attende. Cè più curiosità che non fiducia, per esempio, nellallenatore Rudy Garcia, che si è ben presentato questo sì,ma che le ragioni del mercato hanno condotto sulla panchina della Roma dopo un paio di gran rifiuti (Mazzarri e Allegri) E dunque a Garcia sarà chiesto qualcosa in più, e si sa di quali pressioni si sia capaci a Roma, nel vorticoso passare dallentusiasmo allabiura verbale. Certo, cè tempo: il calciomercato è lungo quasi tutta lestate e perciò il tempo per la mossa giusta, lamossa che aggiusta la squadra (lemosse: molte ne occorrono in realtà) cè; che aggiusta la squadra ma anche che dà una ventata di quellentusiasmo portato via dalla sconfortante classifica finale e dal successivo derby di Coppa che, per la sconfitta e più ancora per il modo, ha smorzato il batticuore e portato il silenzio.
Per lappunto: il silenzio che Venditti ha invocato sullinno. E che poi ha chiarito in un post su Facebook: «Cari romani, romane, romanisti e romaniste di tutto ilmondo, voglio rassicurarvi sulle mie parole e sulmio pensiero rispetto agli inni per la nostra amata Roma! La mia voleva essere una forte provocazione per spronare il presidente e i dirigenti a riportare l'As Roma alla nostra cultura, rendendola più simile nei contenuti e nei risultati alla nostra grande storia di tifo calcistico, di sportività e di amore. Sempre orgoglioso di essere con voi, uno di voi....per sempre! Gli inni sono nel cuore e non appartengono più all'autore,ma ad ognuno di noi. Forza Roma». È la provocazione che ogni romanista vorrebbe fare pensando alla Roma che potrebbe, dovrebbe, venire: non la scombiccherata Roma delle ultime stagioni. Perché, pensa il giallorosso, faccia piangere sì, ma di gioia, e abbracciarci ancora.