La penna degli Altri 24/07/2013 10:56

Il ritorno del portiere italiano

Alla Roma Pelizzoli era arrivato nell’estate del 2001 per fare il secondo di Antonioli, il numero uno dello scudetto, ma Capello, convinto delle sue qualità, lo aveva subito buttato nella mischia da titolare, tanto che con lui tra i pali i giallorossi vinsero la Supercoppa contro la . Poi, però, le sue titubanze e l’incapacità di sopportare il peso dell’ambiente romano gli giocarono un brutto scherzo e alla fine Capello fu costretto a rimettere Antonioli tra i pali. Pelizzoli tornò nell’ombra, ma poi si riprese il posto da titolare e all’inizio della stagione 2003-04 stabilì il quarto miglior tempo di imbattibilità di un romanista mantenendo la porta inviolata per 574 minuti.

A quel record, però, seguì l’ennesimo periodo di confusione e nel finale di stagione lasciò il posto a Curci, cresciuto nelle giovanili giallorosse e per tutti destinato a diventare il titolare del campionato successivo (2004-05). Quest’ultimo, però, andò malissimo per la Roma e anche per lui, tanto che tra i pali finì con l’alternarsi con Zotti (il con la chitarra) e lo stesso Pelizzoli. Il rendimento insoddisfacente di tutti e tre, però, nell’estate 2005 spinse il nuovo allenatore giallorosso Spalletti a chiedere un altro e la società puntò sul brasiliano Doni, che inizialmente partì in panchina, salvo poi subentrare a Curci nel derby di andata. Da quel giorno non uscì più, diventando il titolare di Spalletti e uno dei pilastri della sua Roma, nella quale stabilì quelli che sono tutt’ora il terzo e il miglior tempo di imbattibilità di un numero uno giallorosso, con i 590 minuti che trascorse senza subire gol tra la fine del 2006 e l’inizio del 2007 e i 768 nei quali rimase imbattuto tra la fine del 2007 e l’inizio del 2008.

Con lui prese il via il decennio di portieri stranieri, oggi suddivisibili in certezze poi rivelatesi infondate come Stekelenburg (il cui acquisto venne giustamente osannato da tutti, visto che quando lo prese era ritenuto uno dei migliori portieri del mondo), sorprese come Julio Sergio (a lungo terzo e poi strepitoso nell’annata in cui Ranieri sfiorò lo scudetto), oggetti misteriosi come il greco Eleftheropoulos, atleti mal valutati come Artur (oggi titolare del Benfica), delusioni come Goicoechea o normali interpreti del ruolo come l’onesto