La penna degli Altri 07/07/2013 11:40
Cè la crisi? Tieniti lallenatore
Il Chievo si è congedato da Corini, che chiedeva un contratto pluriennale, per ingaggiare Sannino, miracolosamente sopravvissuto allo schizofrenico tourbillon palermitano di Zamparini (Sannino, Gasperini, Malesani, Sannino); il Genoa, una sorta di Palermo in miniatura (Di Canio, Del Neri e Ballardini gli affittuari della panchina rossoblù lo scorso campionato) ha puntato su Fabio Liverani, anni 37, un debuttante assoluto; lInter ha mollato linesperienza di Stramaccioni, stessa età di Liverani, per sposare lintegralismo di Mazzarri; il Napoli ha scelto Benitez per sferrare lattacco alla Juve dopo le stagioni dei gol di Cavani e degli integralismi di Mazzarri di cui alla voce Inter; la Roma è arrivata con un certo ritardo al francese Garcia causa le promesse a vuoto di un altro tecnico di primaria importanza. Il resto, tutti gli altri (il 75 per cento del totale), è stato confermato in pompa magna. Il dato è significativo in quanto in controtendenza: un anno fa le panchine confermate erano state il 60 per cento, due anni fa il 45 per cento, nel 2010-2011 il 40 per cento.
Questo quindi che cosa significa? Che il nostro calcio è diventato improvvisamente virtuoso e che i nostri dirigenti hanno deciso di imboccare la strada a suo tempo intrapresa da sir Alex Ferguson a Manchester? Al tempo, compagni: come si diceva allinizio, il trucco cè ma non si vede. In realtà, scarseggiando la grana, non è tanto una questione di lungimirante programmazione, quanto di inevitabile presa datto: senza soldi ci si arrangia e si punta sullallenatore. In altri tempi, quando le vacche erano più grasse, il turnover sarebbe risultato certamente più selvaggio. Ora in serie A sbarcano due deb (il già citato Liverani e Nicola del Livorno) e, per forza di cose, viene confermata la linea verde con 9 under 50 (Garcia, Pioli, Allegri, Conte, Di Francesco, Nicola, Montella, Lopez e Liverani). Insomma, si configura una certa stabilità che la retrocessione in serie B di Zamparini non può che rafforzare. Dunque in tempi di crisi lallenatore si conferma oppure, se lo si cambia, si investe su di lui (è il caso soprattutto di Benitez e di Mazzarri) piuttosto che sui giocatori, complessivamente più costosi. È il risvolto della medaglia di una vecchia abitudine del pallone: cacciare il tecnico quando le cose vanno male perché meno complicato (e più economico) di una pedata nel sedere ai calciatori. Però le cose non sono così scontate visto che, come sostiene quel vecchio volpone di Fabio Capello, «un buon allenatore incide al massimo per il 20 per cento sul rendimento di una squadra mentre un cattivo allenatore può fare danni fino all 80 per cento». Prosit.