La penna degli Altri 04/06/2013 10:15

Laurent, il tecnico al bacio

Sabato saranno sei anni esatti dall’annuncio (chissà, magari potrebbe coincidere con un altro) del Bordeaux che gli aveva affidato la prima squadra. Una scelta che si rivelò azzeccata. Perché Blanc, che veniva raccontato come un vero e proprio allenatore in campo quando ancora giocava, portò la sua squadra a grandi livelli. Nella prima stagione trascinò il Bordeaux al secondo posto in campionato francese dietro al Lione che a quei tempi era una delle migliori squadre d’Europa. Ma il meglio doveva ancora venire, perché il 2008-2009 fu trionfale, iniziato con il successo in Supercoppa di Francia ai rigori proprio contro il Lione e concluso col trionfo in campionato. E’ la stessa stagione in cui la sua strada si incrocia con quella della Roma in . Nel girone con Chelsea e Cluj. Due sfide che videro il doppio successo della squadra di Spalletti che riuscì a concludere al primo posto col Bordeaux terzo e poi subito eliminato anche in Europa League.

Il terzo campionato (il 2009- 2010) ricomincia con il successo in Supercoppa di Francia. Va meglio anche in dove vince un girone durissimo con Bayern e , ma il cammino si interrompe nei quarti nello scontro fraticida col Lione. Ma la delusione arriva dal campionato, dove, dopo un ottimo girone d’andata, crolla e non si qualifica per le coppe europee. A maggio la separazione dal Bordeaux per la panchina della nazionale. Il rapporto con la Francia dura 2 anni, a metà dei quali viene coinvolto nella bufera delle accuse di razzismo rivolte ad alcuni dirigenti federali, che avrebbero voluto porre delle limitazioni all’accesso di giocatori di origine araba o africana alle selezioni giovanili. Blanc rigettò in maniera perentoria tutte le accuse nei suoi confronti spiegando: «Questo progetto non esiste, per quanto mi riguarda, tutto ciò è falso. Il rispetto è una qualità che ho insegnato ai miei figli. Mi fa male che mi rimproverino questo. E’ impossibile inserire delle quote nel calcio. Se qualcuno ha elaborato tale progetto, bisogna punirlo. Tutto è partito da una domanda postami in Spagna. Mi hanno chiesto se Iniesta o Xavi o avrebbero potuto giocare nel calcio francese. Io ho risposto che sarebbe stato piuttosto difficile, perché i criteri di selezione in Francia sono diversi da quelli spagnoli. Io vorrei soltanto una giusta evoluzione dei criteri, in modo che la qualità atletica non sia più importante di qualunque altro criterio. Se attuando questi criteri emerge che privilegiamo una razza piuttosto che un’altra, io cado dalle nuvole. Io voglio semplicemente permettere a ciascun giocatore di avere la propria chance e questo non sempre è stato possibile».

La sua avventura sulla panchina francese si concluse con la sconfitta agli Europei nei quarti contro la Spagna (dopo aver superato il girone con Inghilterra, Ucraina e Svezia) che sancì l’eliminazione dal torneo. Da allora è rimasto fermo in attesa dell’occasione giusta. A gennaio il contatto con la Roma per il dopo Zeman e la scelta di non prendere una squadra in corsa preferendo un progetto da iniziare dal principio, un progetto a lungo termine. Quello che si prospetta ora alla Roma, almeno due o tre anni. A differenza di quello che metterebbe sul piatto il Psg, che è una grande vetrina, che farà la , ma che lo vorrebbe solo per un anno e poi chissà... Alla Roma, invece, c’è da costruire, una bella scommessa anche per lui...