La penna degli Altri 25/06/2013 10:50

La nuova estate tra ritiri e soldi

TRASFORMAZIONE - Oggi il ritiro (e la fase pre-campionato) è una occasione per fare buoni affari. Perché soprattutto i grandi club sono corteggiati dalle località montane (tutta pubblicità che, come è noto, è l’anima del commercio, soprattutto in una fase come questa con la gente che ha stretto i cordoni della borsa anche sul fronte vacanziero). Il pallone, che era negli anni sessanta e settanta salutato come un evento, ora appare dopo poche ore. «Ma è ormai da tempo che il pallone viene inserito quasi immediatamente nella preparazione. I tempi in cui bisognava attendere giorni o una settimana intera fanno parte della preistoria» , sottolinea Neri.  (...)
 
STRUMENTI - Sottolinea Neri: «Tra tornei, amichevoli, triangolari e quadrangolari, le grandi squadre normalmente riducono al minimo la fase del ritiro vero e proprio. I club che non hanno impegni internazionali, invece, se la prendono più comoda. Ma non è che dopo quindici giorni tutto sia finito. In quelle due settimane è sintetizzata la fase della concentrazione e della coesione. Ma poi il lavoro continua» . Ai tempi «moderni» si sono dovuti adeguare i preparatori perché quel che prima si faceva in trenta giorni ora bisogna farlo nella metà del tempo. Come si sono adeguati? Risponde Neri: «Il lavoro fisico e atletico vero e proprio è stato compresso e si è dato più spazio a quello con la palla. Questo non significa che ci si alleni di meno. Ci si allena in maniera diversa utilizzando gli strumenti che i progressi scientifici ci hanno messo a disposizione come il Gps, cioè si valuta in quale misura il lavoro con la palla abbia inciso a livello atletico» . Ma a parere di Neri ci sono aspetti decisamente positivi: «Trenta, quaranta giorni producevano fenomeni di rigetto causa noia; ora i ritiri sono decisamente più sereni»