La penna degli Altri 04/06/2013 10:59
Il "progetto" naufragato
La stucchevole telenovela con Massimiliano Allegri ha fatto toccare il fondo allindice di gradimento presso i tifosi della proprietà americana e dei suoi dirigenti italiani. Allegri ha preferito la mannaia di Silvio Berlusconi (nel comunicato ufficiale del Milan non si fa nessun accenno a un prolungamento di contratto per il tecnico livornese) a un ricchissimo biennale della Roma da 3,5 milioni di euro. Unumiliazione che i tifosi della Roma non meritavano e che arriva dopo che Walter Mazzarri, laltro obiettivo per la panchina, ha preferito unInter totalmente da ricostruire e che nel campionato appena finito ha perduto con la Roma tre volte su quattro. Per onestà di cronaca, Mazzarri non ha messo in piedi il «teatrino» di Allegri e ha deciso in fretta. È giusto chiedere tempo per avviare un progetto a lunga gittata.
Ma in nessun settore lavorativo si arriva a un risultato importante senza tappe intermedie, a meno che non si ritenga una strategia il gioco dazzardo. La Roma ha bruciato quello che di buono ha fatto lacquisto di qualche giovane di prospettiva, un paio di sinergie con brand internazionali, un lavoro per riportare le famiglie allo stadio con una serie di pessimi risultati sul campo. Ma la sconfitta più grave è stata aver perso quellaura di «novità» che aveva accompagnato larrivo della proprietà americana. Troppi sono stati gli equivoci, a partire da quel Tom DiBenedetto che era stato presentato come il ricco Paperone dei Red Sox di baseball e che poi è sparito per fare largo a James Pallotta. Baldini, Sabatini, Pannes, Zanzi: il progetto della «squadra dei dirigenti» è naufragato. Luis Enrique, Zeman, Andreazzoli: il progetto tecnico è andato in totale confusione. Non spetta a chi scrive scegliere il nuovo allenatore della Roma.
Per fare questo sono lautamente pagati i dirigenti. Non ci vuole però grande competenza per capire che la Roma ha perduto per due volte una grandissima occasione: affidare la squadra a Vincenzo Montella. Non è «senno di poi» dire che per un progetto nuovo sarebbe stato semplice scegliere chi assommava voglia di emergere, immagine positiva, amore per il bel calcio e rispetto per quella maglia con cui Montella ha vinto lultimo scudetto giallorosso. Troppo giovane? Ma proprio di freschezza cera bisogno. Troppo amico degli ex compagni? Chiedere a Totti, che finì in panchina nella «prima» a Bologna, due anni fa, per riprendersi poi il posto in gran fretta. La nuova Roma sperava di cambiare il calcio. Ma è il calcio che ha cambiato la nuova Roma. In peggio.