La penna degli Altri 06/06/2013 11:00
Da Bernardini a Zeman: quando cambiare sponda non era un tabù
Vicino ai cinquantanni - li compirà tra un anno e mezzo - forse Mancini fatica persino a identificarsi come tifoso doriano, lui che della Sampdoria ha davvero rappresentato un simbolo ineguagliato (15 stagioni, dall82 al 97). Eppure anche qui, in questa città così culturalmente arretrata, è stato possibile passare da una panchina allaltra senza che scoppiasse la rivoluzione civile. Dal Dopoguerra a oggi cinque sono stati gli allenatori - e che allenatori, che personaggi - ad avere cambiato sponda. Il primo nome è una leggenda: Fulvio Bernardini, nientemeno. Che nasce nella Lazio come calciatore prima di diventare un mito con la Roma (il centro di Trigoria è intitolato a Fuffo, per dire). Nel campionato 1949-50 allena brevemente i giallorossi e otto anni più tardi passa proprio alla Lazio (alla quale, nel 58, regala la prima Coppa Italia della storia biancoceleste).
Linglese Jesse Carver è un tecnico in voga negli anni 50: sbarca alla Roma nel 53 (fino al 55) e poi finisce alla Lazio nel 56-57 (e seconda parentesi nel 61). Juan Carlos Lorenzo, argentino, personaggio istrionico e popolarissimo, allena la Lazio dal 62 al 64, quando molla tutto per passare sulla sponda gialloross a ( solo una stagione , 1964-65). Tornerà alla Lazio in altre due occasioni (68-71 e 84-85). In tempi più recenti tocca a Sven Goran Eriksson e Zdenek Zeman incrociare le strade. Eriksson prende la Roma vice campione dEuropa (84)e viene esonerato nell87. Dieci anni esatti più tardi, Cragnotti lo chiama alla Lazio dove vincerà tutto: scudetti e coppe. Quel Cragnotti che aveva esonerato, sei mesi prima, proprio Zeman. Il boemo, siamo sempre nel 97, non ha remore nellaccasarsi a Trigoria, chiamato da Franco Sensi. Perderà quattro derby su quattro in una sola stagione contro la Lazio. Ma per molti romanisti rimarrà comunque un «maestro».