La penna degli Altri 27/05/2013 11:30

La Lazio vola in Europa. La Roma resta nel caos

La festa della Lazio è sotto gli occhi di tutti, con Vlado Petkovic sotto la Nord con l’aquila Olympia appollaiata sul braccio e il presidente Lotito che si gode il suo trionfo. Crollata in campionato e in Europa League, la Lazio ha ritrovato le forze per l’ultimo sprint. Quanto alle spiegazioni della Roma, attesa da un altro anno fuori dalle coppe europee, chissà chi si farà avanti — tra i tanti dirigenti a libro paga—per dire qualcosa ai tifosi stremati da una stagione orribile, dove sono stati bruciati prima Zeman e poi Andreazzoli (e prima di loro Luis Enrique). La telenovela Allegri, che quanto meno durerà fino a venerdì, visto che l’incontro con Berlusconi è stato rinviato, rischia di essere l’ennesima umiliazione.

Nel frattempo il miglior allenatore d’Italia, Vincenzo Montella, è stato scartato per due volte. In una gara povera di contenuti tecnici alla Lazio è bastato fare poco contro il nulla della Roma. Primo tempo di rara bruttezza, con due occasioni da gol per Klose e una per . Il piano tattico di Andreazzoli è accettare una squadra spaccata in due: sei dietro e quattro davanti (Lamela, , Marquinho e ). Enorme la distanza tra i due centrocampisti difensivi (Bradley e ) e il fulcro dell’azione offensiva (): così non si corre il rischio di subire il contropiede, ma il gioco non esiste. Restano solo i lanci lunghi di e . La Lazio esprime un calcio più organizzato, senza brillare ma avendo in campo dei punti di riferimento.

La ripresa sale un po’ di tono per due motivi: 1) impossibile fare peggio; 2) l’infortunio di Ledesma costringe Petkovic a disegnare a sua volta un (Onazi e Hernanes davanti alla difesa) che si rivela più produttivo. Il gol che decide la finale è un concentrato di simboli: crossa Candreva, mai contrastato da Balzaretti, che doveva essere un grande acquisto del mercato estivo e ha giocato una stagione disastrosa; buca , che di questa squadra doveva essere il terzo dietro Stekelenburg (malato immaginario) e Goicoechea (il prediletto di Zeman); segna Lulic sul quale era stato mandato, fuori ruolo sulla fascia, il miglior centrale difensivo della Roma, cioè Marquinhos.

È il 71’. La Roma costruirà una sola palla-gol (punizione di mal valutata da Marchetti, che riesce però a schiaffeggiarla sulla traversa) e la Lazio sprecherà il raddoppio in contropiede con Mauri. Finisce con le respinte di Ciani tipo «calcio di una volta» e con la tristezza di vedere Burdisso all’attacco come arma della disperazione. Osvaldo esce insultando Andreazzoli e spaccando un tabellone dello sponsor. non è mai entrato dalla panchina. Addio Roma, immenso spreco di talento. La festa è della Lazio, dove ognuno, in campo e fuori, sa quale è il suo compito