La penna degli Altri 11/05/2013 12:08

Derby, «febbre» alle stelle. Venduti 25 mila biglietti

È cominciata a ritmo sostenuto la vendita, riservata solo agli abbonati, dei tagliandi per la finale di Coppa Italia. Molti tifosi romanisti e laziali si sono presentati con parecchie ore di anticipo rispetto alle 10 del mattino, orario in cui è partita ufficialmente la vendita, nei Roma Store e nei Lazio Style per assicurarsi un posto per la gara che per entrambe le tifoserie vale una stagione. Nonostante i timori della vigilia, tutto è filato liscio e intorno a mezzogiorno le file di tifosi, molti dei quali erano in coda fino dalla sera precedente e si erano organizzati in proprio con i numeretti, erano già smaltite. Nelle prime due ore sono stati venduti circa 10 mila biglietti, motivo per cui le linee delle ricevitorie erano un po’ rallentate. Per il resto della giornata, poi, la vendita è proseguita senza intoppi. Nessun problema, e questo lascia ben sperare anche per il giorno della gara, anche in quelle ricevitorie della Lottomatica dove si potevano acquistare i biglietti di entrambe le squadre: alcuni tifosi si sono ritrovati a fare la fila insieme, senza nessun problema di ordine pubblico.

La vendita riservata esclusivamente agli abbonati proseguirà fino alle 20 di martedì, poi dal 15 maggio toccherà ai possessori delle fidelity card mentre non c’è ancora certezza che ci sarà la vendita libera per i tagliandi che rimarranno invenduti. Eventualità, questa, che non è stata completamente esclusa in casa Lazio. «Non è detto - le parole di Marco Canigiani, responsabile marketing della società biancoceleste intervenuto a Lazio Style - che nei prossimi giorni non possa esserci la vendita libera. I prezzi troppo alti? Sono gli stessi dello scorso anno e li decide la Lega, la Lazio sulla politica dei prezzi è sempre venuta incontro ai tifosi».

Il Codacons, infine, ha deciso di proporre un ricorso al Tar del Lazio per chiedere la sospensione del provvedimento con cui la Lega ha deciso di anticipare la gara alle ore 18 perché, vista la concomitanza con le elezioni comunali, lo spostamento «rende difficile il libero esercizio del diritto di voto spettante ad ogni cittadino romano».