La penna degli Altri 23/04/2013 11:08

Cambiano gli allenatori, la Roma resta un’incompiuta

Una continuità in negativo che, in parte, toglie responsabilità ai tecnici. Le colpe di Luis Enrique, Zeman e Andreazzoli non sono inferiori a quelle di dirigenti e calciatori. Passaggi a vuoto come quello contro il fanno parte del dna della squadra. Non importa che l’avversario sia il Livorno, lo Slovan Bratislava, la Sampdoria o il Palermo: la «sindrome di Roma-Lecce» sembra essersi impossessata di tutti dentro Trigoria. «Colpa dell’ambiente» disse tempo fa il d.g. Baldini, il cui futuro sarà deciso a fine stagione dalla proprietà americana (il presidente Pallotta ha manifestato la sua insoddisfazione domenica pomeriggio), al pari di quello degli altri dirigenti protagonisti di due anni di gestione fallimentare, ma anche di un gruppo di calciatori forse sopravvalutato o, nella migliore delle ipotesi, con poca personalità.

I tecnici, poco aiutati da una dirigenza latitante, non hanno imposto la loro autorità. Luis Enrique aveva messo regole, ma è scappato a fine stagione. Zeman le aveva chieste ed è stato esonerato. Andreazzoli ha preso la strada contraria e, dopo il pareggio con il , ha concesso un giorno e mezzo di riposo. Dopo l’eliminazione in coppa di Francia, ha portato quattro giorni in ritiro il Psg e , dopo la sconfitta con la Roma, per punizione ha fatto allenare la squadra alle 8 di mattina. Entrambi stanno vincendo il campionato mentre la Roma dovrà lottare per ritagliarsi uno spazio in Europa League.