La penna degli Altri 14/03/2013 08:19

Il giorno dello sceicco, ma la procura lo indaga

L’iscrizione al registro degli indagati è un atto dovuto per verificare se fosse corretto il comportamento dello «sceicco» quando nel corso del mese scorso ha fatto circolare la voce sulla sua offerta alla As Roma Spa che poi, su richiesta della Consob, ha fatto un comunicato pubblico spiegando di aver ricevuto una manifestazione di interesse.
 
LA VARIAZIONE IN BORSA Il dato di partenza c’è: da quando si parla dell’offerta di Al Qaddumi il titolo azionario della Roma ha già variato di parecchio. Lo scorso 22 febbraio le azioni chiusero con un rialzo del 9,7% e un passaggio di mano del 2,1% del capitale. Nei giorni scorsi, lui ha detto e ridetto di aver già pronti i documenti per un Ordine irreversibile di pagamento, subordinato alla firma sui contratti per acquistare la metà di As Roma Spv Llc, la società americana che controlla il 60% della Roma. Da Boston, invece, hanno fatto sapere che all’incontro di oggi parteciperà un inviato americano incaricato di capire se esista la possibilità concreta di chiudere l’affare. 
 
IL FARO SUL PATRIMONIO L’incontro di oggi determinerà, ovviamente, anche il destino dell’inchiesta penale. Finora, la Consob non ha ancora inviato al procuratore aggiunto Nello Rossi e al pm Giorgio Orano nessuno degli atti raccolti dalla As Roma perché l’incontro con la società dovrebbe essere determinante a capire la bontà dell’offerta. Intanto, però, i magistrati hanno delegato il Nucleo valutario della Guardia di finanza a fare i primi accertamenti sul patrimonio di Al Qaddumi e su eventuali compravendite del titolo As Roma che possano denotare accuse di insider trading per chi sapeva dell’offerta dello sceicco prima ancora che questi si facesse avanti e potrebbe averne beneficiato sul mercato azionario. Più defilata, almeno dal punto di vista penale, la posizione della società As Roma sebbene la sua stessa posizione abbia oscillato parecchio in queste settimane di presunta trattativa, perché alla richiesta di chiarimenti della Consob la risposta è stata veloce, sebbene generica. 
 
I dubbi dunque riguardano soprattutto l’effettiva consistenza del patrimonio di Al Qaddumi. Nei giorni scorsi, il Messaggero ha pubblicato alcuni documenti riservati in cui si dimostra che l’imprenditore, apparentemente milionario, ha un debito di 4mila euro con la Popolare di Spoleto. E le società a lui riconducibili al momento sono appena due: la prima, l’unica attiva, è la Amyga oil & gas holding srl, e resta tutta in famiglia. Il 77% appartiene allo stesso Adnan al Qaddumi, il 10% è del figlio carabiniere Adel, un altro 10% per la figlia Yasmin che è anche impiegata presso la stessa società più un 3% di azionisti minori. L’altra società dello sceicco è la Technofin, capitale di 10mila euro di cui 3mila versati e di fatto inattiva. Lui ne controlla solo il 50%. A sentir lui però il suo patrimonio arriva a 2 miliardi e in Medio Oriente gli affari fioccano. L’ultimo per la costruzione di una zona industriale, Assir, in società con l’Hitech international group/Aramco. A pesare negativamente sull’immagine di Adan Adel Aref Al Qaddumi al Shtewi c’è anche il precedente di due anni fa con Acqua Marcia. Lo sceicco promise di salvare l’azienda e che avrebbe versato immediatamente 30 milioni. Poi però i soldi non arrivarono.