La penna degli Altri 10/02/2013 20:33

Spiegate al recidivo Delio Rossi che un allenatore ha il dovere di non perdere la testa

Non vorrei tirare in mezzo il caso- di qualche settimana fa, l’aggressione verbale all’arbitro per un rigore non fischiato, la giusta che si è preso. E anche le scuse, bisogna riconoscerlo, che ha espresso davanti ad arbitri e capitani. ha sbagliato, ma ha capito di aver sbagliato. Finita la partita, qualsiasi cosa sia successa, c’è il dovere di accettare il risultato e chiudere le ostilità sportive. Altrimenti che sport è?

, che pure delle cose sbagliate in campo ha fatto, è stato durissimo: “E’ sempre sopra le righe. Ha quasi 60 anni e fa cose assurde. Tra l’altro, viene da precedenti nom felicissimi. Non mi piace chi fa queste sceneggiate, è imbarazzante, chi si erge a paladino dalla giustizia e poi esce incitando la curva”. Io non ho mai conosciuto questo Delio Rossi, ho avuto occasione di vederlo e parlarci negli anni scorsi, e non era questo Delio Rossi. Anzi era una persona moderata, tranquilla, un grande lavoratore e un grande tecnico. Tutti per lui nell’ambiente usavano la parola “maestro”. Inteso proprio come insegnante e addirittura educatore. Quel tecnico lì non lo riconosco e non lo ritrovo più. Quando si rese protagonista dell’aggressione a , subito dopo l’inevitabile licenziamento in tronco portò a testimonianza la sua vita. Comprendo, ma si giudicano i fatti. E anzi la delusione è ancora maggiore perché proprio da una persone così le intemperanze si accettano ancora di meno. Lo stress e la tensione ce l’hanno tutti e tutti hanno il dovere di tenerli sotto controllo. Il calcio, come tutto lo sport, è regole e comportamento e rispetto: lo sa benissimo anche lui. Né tanto meno è possibile cavarsela con una frase da nulla “Sono cose di campo, è finita”. Sono cose di campo che tutti possono vedere e che lasciano il segno. E soprattutto non è finita.

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